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Il caso Clessidra/AMRI. Perchè l’Italia (ancora) non riesce ad attrarre investimenti US? Fernando Napolitano, CEO della NEWEST a New York

L’intervista di oggi è dedicata a Fernando Napolitano, fondatore e CEO della Newest a New York.

L’imprenditore napoletano iniziò la propria carriera professionale operando nelle divisioni marketing, prima presso la Laben, Gruppo Finmeccanica, e poi presso la Procter & Gamble Italia. Nel 1990 entrò a far parte dell’ufficio italiano della Booz Allen Hamilton. Ha in seguito ricoperto, fino a giugno 2011, il ruolo di amministratore delegato, con incarichi anche di respiro internazionale.

Napolitano inizierà la nostra chiacchierata raccontandoci della sua esperienza in Clessidra SGR S.p.A. Clessidra è una società di gestione del risparmio che è stata fondata nel 2003 da un’iniziativa imprenditoriale ideata da Claudio Sposito, con cui Fernando aveva un rapporto diretto prima della sua scomparsa. La società in questione vanta un curriculum di successo nel perfezionamento di investimenti in aziende leader di mercato, in partnership con imprenditori e famiglie, con una dimostrata capacità di creazione di valore per i propri investitori nel medio e lungo periodo, con una dotazione complessiva di capitale di circa 2,5 miliardi di Euro.

L’acquisizione della società farmaceutica italiana Euticals Spa da parte della società statunitense quotata al Nasdaq AMRI crea lo spunto per una dettagliata disamina sui motivi per cui l’Italia è ancora poco attraente per gli investitori US e quali le possibili soluzioni.

A Napolitano chiederemo poi di spiegarci meglio la sua iniziativa con il canale web di video interviste denominato “The Voice of Business”, il primo in lingua inglese dall’Italia che ospita interventi di ceo statunitensi, italiani e europei per fornire dati, opinioni, news sullo scenario sociale e economico italiano e europeo nonché sulle opportunità di investimento per i player internazionali. La piattaforma di comunicazione e relazione permanente tra Italia e Usa è stata lanciata dall’imprenditore italiano nel 2011 e la partnership con INSIDE FINANCE permette l’ascolto integrale delle interviste, in lingua inglese, con la serie denominata “Italian Business for US Markets” di prossima pubblicazione. L’obiettivo è quello di di spiegare alla comunità internazionale la complessità italiana e europea attraverso la visione dei leader.

“L’Italia è l’unica grande economia al mondo che non ha uno strumento in inglese per parlare di sé – ci rivela Napolitano – Sono altri a raccontare al mondo chi siamo e noi non diciamo mai la nostra. Il risultato è essere percepiti come un Paese molto più rischioso di quanto siamo. Perché chi non parla italiano non ha strumenti per capire l’Italia”.

Modulando le sue parole possiamo affermare che spetta ai leader guidare il cambiamento e fornire alla business community internazionale gli strumenti per capire la complessità italiana e europea. L’imprenditore infatti affermerà che per lui la leadership è una responsabilità e necessita di una preparazione adeguata per gestire la complessità, ma soprattutto una profonda conoscenza della natura umana.

Per Napolitano, quindi, il problema italiano non sta nella gestione politica, che pure rileva, ma viene soprattutto individuato nella mancanza di un corretta narrativa a riguardo, come stimolo a un livello di professionalità con standard internazionali e una chiara figura di leadership che possa permettere una squadra all’altezza del compito di risanare l’Italia, come al tempo furono i c.d. “Ciampi boys” che fecero emergere nomi come Mario Draghi e Vittorio Grilli. L’attuale crisi in atto con un debito pubblico senza precedenti potrebbe quindi essere la grande occasione per il rilancio del Sistema Italia e della sua visibiltià verso l’estero con l’opportuna divulgazione, nella lingua del business, da sempre l’inglese.

Concluderemo la nostra intervista chiedendo i rituali consigli per i giovani manager, consulenti e imprenditori emergenti. Infine, fisseremo insieme i bullet point dell’interessante conversazione che ascolterete.
#amri#clessidra#debito#euticals#investimenti#italia#leadership#napolitano#newest#rilancio#usa

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Buongiorno agli ascoltatori e benvenuti al podcast Inside Finance. Ho il piacere oggi di intervistare Fernando Napolitano. Fernando è l’amministratore delegato della Newest, fondata a New York nel 2011, con l’obiettivo di avanzare il dialogo e il business tra un’Europa sopratutto da Italiana e gli Stati Uniti. Tre programmi, Newest ha lanciato nel 2019 ed è editore di The Voice of Business, il primo web business channel in lingua inglese dall’Italia.

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dedicato agli investitori e opinion maker internazionali per rompere il silenzio idiomatico a cui l’Italia si è autorelegata. The Voice of Business ad oggi ha pubblicato 126 video interviste con investitori statunitensi che hanno investito con successo in Italia e leader europei, i cui estratti sono disponibili sul sito newwestcorp.com. Alcune interviste selezionate saranno pubblicate qui nel podcast Inside Finance in versione integrale.

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con episodi in lingua inglese della serie Italian Business for US Markets. Fernando è stato precedentemente Senior Vice Presidente e amministratore delegato Italia di Booz Allen Hamilton, membro di Aspen Italia, e del Council of Foreign Relations di New York. E inoltre è stato membro del Consiglio di Amministrazione di Enel, Mediaset, CIRA, Centro Italiano Ricerca Aerospaziali, e di AMRI,

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è attualmente membro dell’International Advisory Board della Bologna Business School e President della Borsa di Studio Best tramite una cooperazione tra l’ambasciata americana in Italia, la Commissione Fulbright e in Italia. Laureato in Economia e Commercio presso l’Università Federico II a Napoli, ha conseguito un Master in Science Management presso la Brooklyn University, NYU, e un Advanced Management Program presso la Harvard Business School.

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è stato il capitano della squadra di pallannuoto della Ca’ Nottieri Napoli e campione europeo con la nazionale italiana.

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Benvenuto quindi a Fernando Napolitano. Ti ringrazio Fernando per la tua partecipazione e volevo chiederti come stai, come vanno le cose? Beh, noi siamo ovviamente in un periodo particolare, tutto considerato, siamo sani, non contagiati, quindi bene. Ok, bene. Allora siamo pronti per iniziare la nostra sessione. Senti, volevo chiederti, all’interno della tua vasta esperienza, perché hai scelto di raccontare il caso Glesidra?

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Il caso Clésidra credo che sia un caso emblematico di come le attività in questo caso di Private Equity in Italia possono avere una perdita di valore non avendo dei sensori degli uffici e delle presenze nel mercato degli Stati Uniti. Quindi quello che succede spesso è che le riunioni che si svolgono tipicamente a Londra

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sono fatte da persone che conoscono bene il mercato italiano, altre persone conoscono bene il mercato americano, però questa traduzione spesso viene non fatta in maniera efficace e quindi si perdono le opportunità di multiple perché ovviamente il mercato degli Stati Uniti è molto più competitivo ma anche più generoso. Ok, ma in particolare hai scelto di raccontare una storia che è quella di Clésidra che…

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ha incontrato una società farmaceutica e insomma tutto l’accadimento che ci sta dietro. E quindi volevo chiederti se ti va di raccontarci in dettaglio quella storia e poi gli spunti di riflessione che ne derivano.

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Allora, la storia innanzitutto va indietro nel tempo all’epoca dello scomparso Claudio Sposito. Con Claudio avevamo una lunga conversazione, una lunga amicizia da tempo, da quando lui era amministratore delegato del gruppo Fininvest. E quindi negli anni ci siamo frequentati, quando io ero a Milano, da New York, lo chiamavo spesso, ci vedevamo.

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e una sera avevamo avuto questa conversazione a proposito di una loro potenziale presenza diretta come uffici negli Stati Uniti per i motivi che illustravo prima per massimizzare i ritorni. Quello che è successo è che poi lui in una cena con un suo ex partner nel suo lavoro precedente in una banca d’affari americano gli propose questa opportunità in questa società italiana, cui era partecipata da loro che si chiamava Neuticals, e poi da cosa nasce

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società quotata al Nasga a MRI e ovviamente essendo loro degli investitori avevano bisogno di una persona nel consiglio d’amministrazione e avevano chiesto che fosse una persona di business quindi Claudio attraverso anche i suoi partner, uno dei suoi partner che si occupava di questo mi chiese e quindi io entrai nel consiglio d’amministrazione ad Albany che è come sapete la capitale dello stato di New York e questa fu ovviamente un’operazione io ero lì di un anno

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Alla fine dopo un anno il gruppo Carlisle compra a MRI e quindi indirettamente o direttamente a Neuticals e quindi venne provato quello che era la mia ipotesi e la conversazione, che se loro fossero rimasti isolati vorrei dire anche in Europa questa opportunità non ci sarebbe stata. E quindi…

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La lezione è che è importante avere delle professionalità, presenze e comprezioni dirette del mercato statunitense, per ovvi motivi. Oggi in particolare con la Brexit, Londra non sarà più necessariamente il filtro adatto, io mi domando se lo sia stato nel passato.

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ma a tuo parere vedi delle analogie con il contesto attuale? Ora, ovviamente il Covid è un discorso a parte, ma rispetto a quegli anni, credi che la situazione sia migliorata oppure c’è ancora tanto da fare? Cosa possiamo mettere in pratica alla luce di quegli insegnamenti, di quell’esperienza?

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Come giustamente sottolinei il Covid è un grandissimo Spartiacque e quindi stiamo parlando di epoche differente, noi saremo la generazione che dirà pre e post Covid, un po’ come i francesi facevano con franchi vecchi e franchi nuovi. La sfida rimane, come tu sai, noi abbiamo lanciato un anno fa The Voice of Business che è il primo web based business channel dedicato agli investitori internazionali perché non sfuggirà nessuno.

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che noi siamo l’unico grande paese che ancora non ha uno strumento e un media di comunicazione edito dall’Italia in inglese per il resto del mondo, come fanno Francia, come fa Germania, come fanno i paesi del Golfo con Al Jazeera, come fa la Cina, come fa la Russia. E questo ovviamente è un problema che rimane, ma il problema non è solo un problema tecnico di lanciarlo, noi l’abbiamo fatto, faremo delle collaborazioni assieme, noi ad oggi abbiamo pubblicato 125 interviste video.

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solo in inglese di due gruppi di persone americani che hanno investito in italia con successo e tutte quelle cose straordinarie che accadono in italia ed in europa che non hanno voce da cui the voice of business. Il problema però è un problema culturale

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della classe privata, perché questo del problema del parlare in inglese verso il resto del mondo, lasciamo perdere la politica, parliamo del settore privato, la sensibilità non c’è e noi siamo un paese che esporta si è 150 miliardi all’anno. Il problema rimane perché ovviamente noi non siamo capaci di gestire la narrativa sull’Italia che viene gestita da altri.

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in particolare dai due grandi quotidiani americani, was it journal, New York Times, un quotidiano londinese, Financial Times, e il settimanale, The Economist. Noi siamo quello che loro scrivono. A qualsiasi di questo articolo noi non rispondiamo con nulla. Quindi, se tu non parli italiano e vuoi capire che succede in Italia, tu non hai nessuna…

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Questo rimane un problema culturale da cui ovviamente anche il nostro presidio inteso come italiani del mercato statunitense dove noi abbiamo sicuramente dell’export che è il 10% potremmo fare molto di più.

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Sicuramente abbiamo fatto degli investimenti molto importanti negli ultimi anni, in particolare guidati da Fiat Chrysler, ovviamente. Il problema rimane che al di là di tutti gli aspetti romantici, I love Italy, pacche sulle spalle, photo opportunity, eccetera, Italy americano, che tutte queste cose qua i numeri sono semplici. Esportiamo 51 miliardi all’anno. Noi vendiamo più pillole agli americani che cibo e vino messi assieme. 8,8 miliardi di farmaceutico esportati contro 3 miliardi.

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3.8. Gli investimenti diretti esteri noi siamo la loro…

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dodicesima destinazione in Europa, quindi dati 2019, 3.5 trilioni di dollari investiti, noi abbiamo attratti meno dell’1%, la Francia il doppio, la Germania 4 volte di più. A livello mondiale noi scendiamo al 24° posto, il che significa che un dollaro, prima che atterra in Italia, va in altre 23 destinazioni. Ricordo ai nostri accostatori che noi siamo tra le prime 10-12 economie del mondo. Del mondo è la terza continentale, dopo ovviamente

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Quindi il problema rimane strutturale. Io non compro la tesi secondo cui la gente non investe da me in Italia per la burocrazia, per il problema della giustizia, per le tasse, il mercato del lavoro, che sono problemi veri, vanno risolti, però…

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Indipendentemente da quello che dice Fernando Napolitano, nelle mie interviste c’è un’intervista a Dick Cushing, che è uno dei più grandi investitori nella media impresa manifatturiera italiana, e ti dice che tutte le notizie che lui legge a questo proposito sono borderline irrelevant, quindi significa non me ne frega nulla, io investo e faccio soldi. Lo dice Jeff Lipschutz, che è il vicepresidente di Lincoln, che è un operatore di banda larga in Italia.

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che ha investito circa 2 miliardi in Italia, in particolare nelle società quotate nel settore delle utility. Cosa voglio dire? Voglio dire che se noi gestissimo la nostra narrativa, indipendentemente dalle riforme, che ti ripeto vanno fatte, perché lo sappiamo oramai da 20 anni, da quando avevamo i calzoncini corti che vanno fatte, c’è uno spazio di miglioramento per avere gli investimenti diretti.

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in Italia in generale. Questi investimenti però non sono in progetti Greenfield. Il Greenfield è un dato molto importante perché dimostra la fiducia dell’investitore nel lungo periodo in un Paese. Allora noi abbiamo un settore delle startup che è asfittico proprio perché soffre dello stesso problema del private equity. Se io ti chiedessi dimmi le ultime dieci exit di startup

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a fare una serie di cose scimmiottando gli americani, ci riempiamo la bocca con Israel e Startup Nation, però poi non andiamo giù nel paradigma della Startup Nation. Con lo Yotz Mahfand, Israele, oramai credo venti anni fa, investì direttamente in America per i motivi di cui parliamo. Ed oggi sono nella fase 2, dove sono gli americani che vanno in Israele insieme a noi, perché si è dimostrata una terra estremamente ricca di talenti, e quindi di ritorni.

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ma Israele non è andata a Londra, ma non perché non gli piacesse Londra, perché scalare in Europa per una startup

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è un mestiere complicato, perché al di là della moneta unica devi cambiare tutto. In America il mercato è unico e ci si rivolge più di un miliardo di persone. Quindi per rispondere alla tua domanda, Covid o non Covid, non è cambiato molto. Quello che noi stiamo facendo con qualche grado di successo, anche insieme a Sky Italia, che ha dimostrato di essere sensibile, stiamo cominciando a fare cose in inglese per il resto del mondo e sensibilizzare la leadership privata italiana

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Al di là di tutti i problemi di riforme che vanno fatti, è il problema numero uno, l’ultimo dato. Nella Proficiency Index in Italia, l’Italia è il posto dove l’inglese è parlato di meno. Ti rendi conto che non è sicuramente un problema della politica, ma è innanzitutto un problema del settore privato. Mi ricordo che mi hai citato anche un indice su cui stavate lavorando. Ecco, ci racconti un po’ meglio perché me la ricordo una cosa interessante e se non sbaglio anche collegata.

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Sì, e dunque…

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Ovviamente il mondo del business va per grandi ondate, chi è un po’ nel business da un po’ ricorderà la balance core card, insomma partono degli emboli importanti. Ultimamente e giustamente c’è tutto questo discorso della sostenibilità. La sostenibilità è un’ottima pratica, va fatta, c’è una potente spinta verso questa direzione. Il problema però è un altro e cioè che se tu osservi la società occidentale, quindi

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del vivere civile nostro sono governo, sono le aziende, sono i media e sono le associazioni non governative, le cosiddette NGO. Ora quello che è successo e ce lo dice l’Edelman Trust Barometer che è una ricerca che viene fatta da circa vent’anni che misura la fiducia in questi quattro pillar del vivere democratico e civile occidentale e ti dice che con l’eccezione della corporation

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gente crede molto più alle corporation, il 74% chiede agli amministratori delegati di essere fautori del cambiamento e non aspettare i governi. Allora cosa succede? Succede che la nostra società negli ultimi trent’anni di globalizzazione è andata attraverso forse quello che è il fenomeno che viene poco rimarcato e cioè che è la prima globalizzazione nella storia dell’umanità che viene fatta su rule of law, quindi con legge, rispettando le leggi e non con le guerre. L’implicazione di questo è che sono circa

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che il settore privato accumula talenti senza precedenti e non è un caso che con la globalizzazione tu oggi hai delle potenze economiche e finanziarie che fanno invidia anzi rivaleggiano con gli stati e quindi queste aziende oggi sono potenti finanziariamente, potenti da un punto di vista di capitale umano, potenti da un punto di vista di comprensione delle complessità di ciascuna catena del valore in cui opera perché l’ha creata. Le istituzioni

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a i margini di questa globalizzazione e hanno perso 30 anni di talento quindi non ci dobbiamo meravigliare se in giro per il mondo non solo in Italia. Noi non abbiamo negli Adenauer, nei Colt, nei Truman in panchina perché semplicemente il capitale umano è andato tutto nel settore privato. Allora se questo è vero come è vero ed è perché se tu fai un parallelo per esempio negli anni 80 quando Giscard d’Esten creò il G5 che poi diventò G7 la politica

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autorevole e rispettata. Le aziende erano un passo indietro. Oggi non è più così. E quindi la capacità di intermediare tra gli interessi del capitale e il benessere della gente è fallita, non ci sono riusciti, da cui nascono i populismi. E quindi con questo indice che cosa facciamo? Presente. Noi innanzitutto riconosciamo questo. Cioè noi riconosciamo che il mondo in cui noi viviamo è strutturalmente cambiato nelle sfere di competenza e influenza attraverso questi quattro attori, a favore delle aziende. Allora se questo è vero,

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come è vero le aziende oggi hanno non solo il dovere della sostenibilità, della diversity, della corporate social responsibility di un segmento, noi abbiamo identificato 10 parametri che vanno dalla corporate governance alla finanza, media power, eccetera eccetera, che vengono valutati con un punteggio da 0 a 3, quindi il perfect score è 30, se tu sei 30 chi sei? Sei un’azienda che non solo è influente, quindi è riconosciuta per quelle

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sta lavorando per il bene dell’umanità, lascemi dire, ma sei rilevante e quindi sei ricercata perché hai creato una cultura, un’aspettativa dal policy maker e quindi riesci ad aiutarli nel fare politiche verso la crescita. Quindi l’indice si chiama influenza, rilevanza e crescita. Se sei sotto venti sei un’ottima azienda ma non sei influente. In America l’ondata già è partita.

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L’amministratore delegato di JP Morgan, Jamie Dimon, ha fatto per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, di Wall Street, una lettera agli azionisti in cui un paragrafo è dedicato al policy micro, che guarda a casa e dice le cose che ti ho descritto io. E dice, CEO, the country is waiting for you. Dice il problema lo dobbiamo risolvere, dobbiamo lavorare assieme. Non solo, ma a fine agosto.

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dell’anno scorso 2019, la Business Roundtable che raggruppa 187 CEO negli Stati Uniti, quindi il goda dell’industria americana, ha firmato questo nuovo statement della corporation, il nuovo purpose, che va in questa direzione. Quindi questo indice che noi portiamo, che fa parte della piattaforma Newest, è una roba che prende in considerazione la sostenibilità, ma va oltre, perché se tu vai a vedere alla gente cosa interesse, il climate change è

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per la propria salute il covid, ma è preoccupata per il proprio lavoro, è preoccupata di essere preparata all’ondata che arriverà di artificial intelligence, perché guarda che questo covid ha accelerato la digitalizzazione dei sistemi e delle cartine del valore anche per esempio se devi fare un mutuo con la banca.

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parlavo con Alessandro Fracassi, amministratore delegato di Muti Online. Quindi l’artificial intelligence poggia sulla digitalizzazione, il Covid ha accelerato, quindi è un’ondata che sta arrivando e la gente è giustamente preoccupata, perché chi lavora capisce che questa artificial intelligence avrà grandi risultati, ma è una minaccia al proprio lavoro. Ovviamente i salari, pensione e quant’altro.

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Beh, devo dire tanti spunti interessanti, ma volevo chiederti sull’indice. Oggi c’è qualche azienda che ha quello score di 30 e poi volevo chiederti, siete voi che le analizzate in maniera del tutto autonoma oppure sono le aziende che vi chiedono un rating? Se i rating sono pubblici, nel senso sono accessibili. Ecco, vorrei capire meglio perché credo sia una cosa molto interessante e unica nel suo genere.

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E’ un’ottima domanda. Allora tu ricorderai che nel bene o nel male io ho un background consulenziale. Quindi la consulenza che io facevo era una consulenza ovviamente si chiamava Top Management Consulting e l’intersezione fra competenza e fiducia era il segreto del mestiere. La competenza si conquista e il rispetto e la fiducia se tu sei capace di proporre idee nuove.

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dove l’amministratore delegato ti vuole ascoltare, perché tu hai un solo lusso, hai il lusso di pensare, lui ha il dovere di eseguire. Quindi la tua domanda è pertinente, è una cosa nuova e innovativa, noi l’abbiamo applicata sia negli Stati Uniti che in Europa. Il metodo con cui lo portiamo avanti è molto interessante, perché noi nel momento in cui lavoriamo per un’azienda, chiediamo all’azienda di autovalutarsi su questi 10 parametri.

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che arriva a un certo numero, dopo di che con un software che noi abbiamo sviluppato di artificial intelligence e machine learning facciamo lo scanning del mercato, che significa? Significa tutti i media, se stai in inglese arrivi a 4-5 milioni di fonti, che ti dà la fotografia di quello che succede là così come hai percepito. L’artificial intelligence ti consente ovviamente di andare nel merito di quello che legge, non attraverso parole chiave, ma ti fa capire se verde è utilizzato in una forma positiva o in una forma negativa.

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la risultanza tra quello che tu pensi di essere quello che veramente sei. E ovviamente quello che le aziende pensano tipicamente più alto come punteggio per due motivi. Il primo motivo perché il manager è per definizione ottimista, un manager spessimista non fa molti soldi per gli azionisti. Il secondo è perché essendo strutture monocratiche si tenta sempre ovviamente di avere qualcosa che nel caso specifico possa essere venduta al proprio capo e quindi

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a che l’azienda risponda a queste esigenze. Io ti ho citato il trasbarometro che viene fatto da 20 anni. JP Morgan, per dirti con Berkshire Hathaway ed Amazon, hanno fatto per i propri dipendenti un sistema europeo di sanità, quindi sanità universale. Quindi noi stiamo parlando di qualcosa di reale, e quindi è nuovo, è innovativo. Per le aziende che lo fanno è complicato, perché ti rendi conto che parecchie persone e parecchie professionalità sono ancora orientate agli anni 80.

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E quindi è un lavoro complicato, ma io credo che sia il futuro, tant’è vero che siamo in discussione con le università, dove è sempre un po’ complicato perché un professore universitario per definizione è un solipsista, perché io credo che questa debba diventare materia di istruzione. Così come ai nostri giovani gli insegniamo la finanza, il marketing, le vendite, la corporate social responsibility, il climate change, dobbiamo insegnarli che la società in cui loro vivono in questo momento è sbilanciata a favore del settore privato

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è sempre meglio avere un interlocutore intelligente e preparato che un interlocutore che sia ignorante nel senso di ignosco e non ha studiato le carte perché per difendere le proprie posizioni uscirà con una serie di cose semplici sempliciste sempliciotte che non fanno l’interesse di nessuno. Quindi rispondere alla tua domanda è nuovo? Lo stiamo utilizzando in America e negli Stati Uniti, in America ovviamente è un’esigenza molto più sentita per motivi storici di loro costruzione,

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creato insieme alle cose che stiamo facendo con Sky, all’ambizione oggi, dopo quasi 10 anni di lavoro, di scalare nel senso di diventare a sua volta grande per poter essere un elemento di cambiamento positivo. Ma quindi Fernando se ho ben capito il succo del tuo discorso è che visto anche il flusso del capitale umano più verso il settore privato rispetto a quello pubblico e anche l’interdipendenza che va sopra le logiche dei singoli paesi.

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Dal tuo punto di vista è il settore privato che rispetto al passato ha un maggiore ruolo anche nel benessere sociale pubblico e quindi oltre al profitto e alla sua capacità di influenza anche delle possibilità molto importanti per un futuro migliore per il benessere della collettività, da cui poi viene anche misurato in termini obiettivi con il tuo indicatore. Ho ben capito questo. Allora, capiamoci bene, è ovvio che la natura sociale dell’azienda in Europa

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molto più sentita e praticata storicamente rispetto agli Stati Uniti. Gli Stati Uniti partono dalla posizione che l’unico job del manager è fare una retribuzione per i propri azionisti, sempre più competitive verso l’altro. Si sono loro, a loro volta, spostati verso un modello più europeo attraverso, dagli anni 70 in poi, la corporate social responsibility, che noi abbiamo fatto più per un’esigenza di aderire a modello anglosasso in quanto società quotata che non per un’esigenza reale. Quindi noi questo l’abbiamo sempre avuto,

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Ministero delle partecipazioni statali svolgeva questa funzione sociale. Quello che noi stiamo dicendo oggi è che il mondo

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negli ultimi trent’anni è cambiato così strutturalmente che involontariamente la cosiddetta proposizione di valore di carriera del settore privato e tutto il sistema valoriale che va con questo è stata una sirena di ulisse per generazioni a partire dalla mia. Io ho avuto vent’anni di esperienza in Busallen ed Hamilton, una società di consolenza americana e quello

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non sarei mai riuscito. Di tutte le persone intelligenti che io conosco e ce ne sono tante nessuno è nel settore pubblico. Andando in giro per università quando era amministratore delegato per fare recruiting non ce n’era uno che volesse andare. I risultati si vedono. Poi ci possono essere a livello delle tecnocrazie, a brussel ottimi tecniche, ma io sto parlando proprio di capitale politico e faccio un esempio ben chiaro così ci capiamo. Se tu prendi la più grande azienda italiana o americana e qualcuno che ha come dipendenti 90, 100 mila, 120 mila

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e è un job complicato. Immagina quando tu sei il primo ministro di un paese di 60 milioni, dove tu ti devi occupare dallo spillo al carro armato. Ora, io sono dell’opinione controcorrente che a. le ideologie esistono e continuano a rimanere. Io mi ritengo un liberale, quindi sono se vuoi una polide in questo paese. B. che la politica è una professione, proprio perché tu devi imparare nel corso di una vita ad essere capace di gestire e intermediare

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la sera. Un amministratore delegato per carità lavora, svanga 12-14 ore al giorno però ha due vantaggi. Ha una popolazione ristretta che può motivare, si può disfare delle persone che non sono d’accordo, ha un perimetro di business ben chiaro e ha delle metriche ben chiare. Nella politica nulla di questo si applica e ti dirò di più, noi abbiamo sperimentato nel mondo occidentale con la possibile eccezione di Macron, vedremo fra poco, ma è bello a dirsi la storia giovane

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diventi il capo di qualcosa. I risultati li abbiamo visti. Per gestire potere ci vuole competenza, esperienza ma soprattutto una profonda conoscenza della natura umana che può venire solamente attraverso anni di professione. Io credo secondo questa logica contro qualsiasi altro che cosa ho scritto che io credo che per questo Biden sarà considerando le condizioni al contorno e cioè l’eredità di un presidente Trump, se tutto verrà confermato ovviamente, che

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la faccia del mondo, cioè noi avevamo un mondo nel 2016, nel 2020 abbiamo un altro e Trump l’ha cambiato. Il mio non è un giudizio di valore, è un fatto. L’America si è cominciata a ritirare da fare il poliziotto del mondo con Obama, Trump ha dato delle accelerazioni senza precedente, incluso a ritirare le truppe dalla Germania, ritirarsi dall’accordo nucleare con l’Iran, ritirarsi dall’accordo climatico, World Health Organization e così via. Io credo che Biden, date queste condizioni, è

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e quindi non avrà possibilità di fare politiche aggressive, sarà un buon presidente proprio perché è una persona di grandissima esperienza ed è stato alla Casa Bianca per otto anni e sono certo che non è che andavano d’amore d’accordo con Obama, io sono certo che Biden avrà masticato amaro in più di un’occasione, però capisce la macchina, capisce il ruolo degli Stati Uniti, capisce bene quello che ha fatto Trump e lo ripeto, il mio non è un giudizio di valore e quindi è una persona competente,

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sarà un presidente di due termini, però ci dobbiamo mettere d’accordo e esaltiamo tanto questa longevità, la qualità della vita, che i 60 sono i 30, poi arriva uno che è una ceteta e non gliela diamo questa cosa. Quindi una risposta un po’ lunga, ma spero di aver chiarito i concetti. Come no, anzi, mi piace molto questo messaggio positivo anche del ruolo attuale degli Stati Uniti con la rilevanza che hanno nella geopolitica internazionale.

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Ma mi chiedo, quindi a tuo parere le competenze per gestire situazioni complesse come sono necessarie nella gestione di un’amministrazione pubblica non arrivano al settore pubblico perché non è attraente oppure a tuo parere implica comunque poi magari di rovinare una carriera perché non riesce a raggiungere i risultati e poi ci sono delle conseguenze anche nel settore privato? Ecco qual è secondo te il motivo per cui queste competenze necessarie a gestire macchine

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complesse non arrivano nel settore pubblico.

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Io ti racconto un episodio positivo, la risposta semplice è che ovviamente il settore pubblico particolare in questo Paese non è valorialmente ingegnerizzato ad attrarre talenti.

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né a trattenerli e né a dargli prospettive di carriera. Esempio faccio su me stesso così nessuno si offende. Quando io sono entrato in Busalle nel 1990, dopo aver fatto il mio master e aver avuto un’esperienza in Procter & Gable, io sapevo che a determinate condizioni, in un arco temporale di 8-10 anni, io sarei diventato partner, cosiddetti equity partner, c’era diventato un partner razionista di quella società privata. 1998 sono diventato partner. Sapevo dal 1998 in poi, all’epoca era un po’ complesso,

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partnership io sapivo che a determinate condizioni sarei riuscito ad arrivare ad essere senior partner in 6-8 anni. Arriva il 2002 sono stato diciamo fortunato per una serie di circostanze tra il 2002 e il 2004 io divento senior partner. Allora questo voglio dire perché è un sistema valoriale ingegnerizzato a fare questo che tante aziende fanno ma è complesso, faccio solo un esempio sempre parlando dell’Italia, noi fatichiamo ancora a dire che le persone che

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organizzazione. C’è anche questa differenza che può sembrare solo semantica e valoriale. Però ti faccio un esempio in positivo a cui io guardo e rifletto in questi giorni. Noi sappiamo tutti, perché è diventato parte dello slang italiano e certi aspetti anche internazionali famosi Chumpy Boys, che cosa successe a quel punto della nostra storia italiana, quello che succede quasi sempre. E cioè nel momento di estrema difficoltà si chiamano i cosiddetti tecnici, che siano

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Ciampi sa benissimo che per poter fare il lavoro titanico che doveva fare, cioè il turnaround valoriale, culturale, implementativo, finanziario di un paese, lui assume una serie di giovani, cosiddetti Ciampi Boys rispetto all’età che aveva lui, poi non erano proprio ragazzini con i pantaloncini corti, e riesce a dare all’Italia la grande svolta che ci fa entrare nell’Euro. Ora possiamo discutere Euro o non Euro, io sono del parere che certo con la lira avevamo

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potere di acquisto è differente, ma con quel tipo di gestione saremo diventati come l’Argentina. Ci ho detto quei signori che erano i Champy Boys, uno si chiama Mario Draghi, che ha fatto direi una discreta carriera, un altro si chiama Vittorio Grilli, che ha fatto una discreta carriera, un altro si chiama Dario Scannapieco, che ha fatto una discreta carriera, Lorenzo Codogno, meno noto ma grande economista e così via. Cioè la cosa è possibile, ma perché un Draghi dell’epoca, all’epoca già un fuoriclasse,

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un curriculum, un pedigree di calibro molla guadagni milionari per andare a guadagnare poche centinaia di migliaia di euro se anche le abbia guadagnate, ma non lo so, sto solo facendo una speculazione numerica per dire l’ordine di grandezza su un lavoro dove devi stare H24, politica e ce ce. Lo fai perché sei ispirato da un leader. Quando sei in società estremamente competitive, uno dei parametri di valutazione.

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e se tu rappresenti per gli altri un role model, c’è un qualcosa o un qualcuno che gli altri aspirano a diventare. E nel sistema di valutazione a 360° questa domanda, parlo sempre del sottoscritto, veniva posta alle persone che lavoravano con me come staff segretariale, al giugno era appena arrivato, a quello che era più signor di me. Quindi il sistema in cui ero in quegli anni, un signore con cui sono tutt’oggi amico, che era un ex, ovviamente, partner da questo punto,

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attratto dal diventare come lui, per la famiglia che aveva, per come ragionava, per i figli, cioè per tutto quel contesto che dici beh devo lavorare 14-18 ore al giorno, bene. Quando io giocavo a pallannuoto e io giocavo nella canottieri Napoli di Fritz Dennerlein e i più diciamo anzianotti tra noi se lo ricordano, io ho giocato con grandi campioni, campioni del mondo, campioni

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al liceo classico che frequentavo alle 6 andavo a notare fino alle 8 volevo diventare come quei signori allora per rispondere alla tua domanda con un esempio positivo io credo che l’Italia oggi sia la stessa congiuntura storica riveduta e corretta di quando ci furono i Chumpy Boys ci sarà ovviamente un nuovo brand per definizione ma credo che sta arrivando il momento e rapidamente che a partire dal nostro presidente della Repubblica

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60% di debito su pill con una pandemia che non è ancora esaurita forse, dico forse, pensare fuori dalla scatola come dicono gli americani out of the box, come è fatto in altre congiunture nazionali, è arrivato il momento perché per tutti i motivi che ti ho illustrato e il mio non è un giudizio di valore così come siamo non andiamo mai.

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Quindi anche tu vedi accadimenti così estremi, come quello attuale, un’opportunità per andare a fondo a rimettere in piedi le cose. Forse bisogna arrivare a fondo per cambiare profondamente e forse, come si suol dire, è una vera opportunità questa che spero che non andremo a sprecare. Ma anche qui facciamo degli esempi storici che possono aiutare. Parliamo dei grandi Stati Uniti d’America in modo che abbiamo sicuramente un benchmark importante. Gli Stati Uniti d’America a un certo punto si reso conto.

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intorno alla prima presidenza Clinton, che se loro volevano andare avanti a portare avanti grandi programmi e continuare a mangiare leader nel mondo, il settore privato aveva raggiunto una sofisticazione e una complessità tale che la pubblica amministrazione loro, cioè difesa, non era in grado di poterlo fare. E allora che cosa si è inventato quel sistema? Quell’interesse si è inventato una serie di competenze interstizio tra l’interesse della pubblica amministrazione e la gestione di questi grandi contracto. Esempio, il metallo

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quello che poi diventa invisibile radar a cui si fanno aeroplani piuttosto che sommergibili, è stato gestito con questo, cioè il modello Trumpy Boys all’americana. Noi oggi ci troviamo in una situazione analoga. Noi abbiamo a disposizione teoricamente, e ripeto teoricamente, il cosiddetto recovery fund, per parlare in inglese e diciamolo qui sento spesso dire in particolare in parlamento recovery found, no, e recovery fund, f-u-n-d, found e trovare. Ci ho detto, teoricamente noi

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109 miliardi che dobbiamo essere capaci di convincere a chi ce li dà che abbiamo tutte le professionalità per realizzarle. Ora almeno che non mi sfuga qualcosa i champi boys era una roba degli anni 90 sono quasi andati tutti via se non tutti ovviamente ci sarà stato all’interno di quel ministero, ministero attuale MF, una continuazione per a brevio ma noi abbiamo bisogno di mettere mano a un

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per dirne una differente, quelle competenze per poter fare due cose. Uno, sulle linee guida, dare la visione. Io spesso faccio le interviste come tu sai in inglese, l’ho fatta recentemente a un signore che ovviamente è in politica e gli ho chiesto una domanda, dice scusi ma quale sarà l’Italia di 209 miliardi dopo? Cioè io ti do adesso uno sull’altro 209 miliardi, quale sarà l’Italia dopo? Ti rendi conto che questa è una domanda difficile da rispondere

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delle linee guida, che le linee guida sono linee guida, green, rivoluzione, poi la devi sviluppare e devi capire qual è il tuo posizionamento competitivo nel lungo periodo e quindi io credo che noi siamo a questo punto e non sarà mia ignoranza e chiedo venia, ma io non vedo questi fenomeni in qualsiasi parte in relazione alla pubblica amministrazione che ci diano certezza perché vedi l’altra cosa che succederò e almeno sarò facile Cassandra e quindi mi

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frugali, io non sono dell’idea che loro siano i nostri nemici, sono dell’idea che è facile trovare il nemico esterno perché è facile, politicamente è la cosa più semplice. L’Olanda a capostipite aveva un debito pubblico al 70-80%, è andata al 45%, cioè loro i compiti a casa l’hanno fatti. A me non sembra che governi di qualsiasi colore e orientamento abbiano fatto le cose che ci chiedono di fare perché siamo parti di una moneta unica con un debito

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al 113% ora è schizzato lasciamo perdere ma dovrebbe essere al 60% e tutte le riforme perché noi siamo un blocco che fa parte di quella moneta. Allora a me non sembra che al di là di qualche pensione, al di là dell’inizio, cioè il chip che noi pagammo per essere parte di quel gruppo iniziale anche se non avevamo nulla di quei parametri e cioè le privatizzazioni che sono state le più grandi privatizzazioni anche più grandi di quelle della toucher, al di là di queste cose delle pensioni o

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credo che non abbiamo fatto. Quindi queste persone che poi vengono in Italia e ovviamente c’è un minimo di risentimento ma questo sarà la propria colpa di eterno per il bel paese che ci ha donato e per le generazioni che ci hanno precedute che hanno lasciato il patrimonio dell’Unesco eccetera eccetera ma non abbiamo fatto nulla. Quindi la mia paura è che oggi fanno brindare tutti questi qui, noi fondamentali per i 209 senza di noi, poi arriverà il momento che deleteranno a erogare e a quel punto se noi non facciamo i Chumpy Boys

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arriverà la mannaia, così come passato il santo, passata la festa, debito e deficit cominceranno a far brillare i mercati finanziari. Che poi è una situazione simile a quella del 2011, anzi con conti pubblici ampiamente peggiori, quindi è molto facile ricreare una situazione come quella che abbiamo visto. Credo che però la risposta l’avevi già data tu in precedenza, che non c’è capacità di attrazione di figure professionali in grado di scaricare a terra questo potenziale.

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e questa opportunità, se non quella di avere un leader che riesca in qualche modo a fare da traino. Quindi se ho ben capito il tuo discorso, Fernando è in cima a tutte le priorità, c’è la figura del leader che probabilmente oggi non c’è per poter trenare quei cosiddetti o comunque assimilabili ai champion boys del tempo che poi possano mettere a frutto delle competenze e far rivedere il ruolo pubblico come qualcosa di attraente anzi con una finalità superiore a quella del profitto privato.

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Io sono per definizione un ottimista e sono per definizione uno che crede nel suo paese, tanto che sono rientrato dagli Stati Uniti e tutti i miei amici e mi hanno detto tu sei pazzo perché io credo che per i miei figli, ne abbiamo tre, ci sia un miglior futuro in Europa proprio perché c’è tutto da fare, ma soprattutto una questione di radici e di comprensione. Detto questo, io credo che qualsiasi organismo reagisce nel momento di profonda crisi, non reagisce per arte o virtù. L’America innova non perché hanno un DNA differente, perché è una tonnara, o innove o muore,

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sano equivalenti che disalvano, cioè il chapter 11. Quindi io credo che noi stiamo andando a grande velocità verso questo momento di crisi. Oggi probabilmente non ci sono le condizioni cosiddette politiche, però ci sono le condizioni patriottiche. E le condizioni patriottiche secondo me dovrebbero richiamare alcuni di questi personaggi a dire guardate fino a prima del covid probabilmente sì, ma forse oggi non sono all’altezza. Ho poca fiducia nelle condizioni patriottiche perché ovviamente poi le persone rimangono in quelle posizioni

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l’altro elemento. Tu a un certo punto arrivato lì nel meccanismo italiano scatta un qualcosa e oggi queste persone si credono negli statisti. Io però credo che si arriverà un momento tale e i numeri parlano chiaro dove finita la pandemia perché arriveremo alla fine della pandemia. Io questo credo che siamo tutti d’accordo. Se mi dici la data non lo so ma si arriverà. Arriveremo con un debito monstre, arriveremo con un deficit altrettanto monstre. Non vedo, non leggo piani tali da

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e non li faccio perché ne ho troppo rispetto, ma se mi desi carta bianca e dici mi trovi una decina di leader che ispirano il paese, io te li do subito. Noi abbiamo una qualità di persone residenti in Italia, non parliamo di quelle fuori, perché ce ne abbiamo di altre età. La nota positiva per me è che a noi non manca nulla, noi abbiamo risorse finanziarie, abbiamo capitale umano, abbiamo creatività, abbiamo imprenditoria, abbiamo

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benedetto dal Signore, eccetera eccetera eccetera. A noi non manca nulla, il problema è che questa cosa bisogna un attimino riorganizzarla e la riorganizzeremo nel momento in cui arriverà il momento della crisi. Quello che stiamo vivendo oggi, lasciami dire, come sono un indipendente, è semplicemente scandaloso. Ok febbraio marzo, oggi no. E recentemente sono stato alla commemorazione del dottor Cesare Romiti e uno degli intervenuti ha detto una cosa che mi è rimasta molto

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nel cervello e ha detto che quando chiedevano al dottor Cesare Romiti perché l’Italia andasse così male eccetera eccetera lui rispondeva una cosa semplice si comincia così quando si perde il senso della vergogna e io credo che ritornando al sistema vaoliale noi dobbiamo recuperare e dobbiamo dirci senza mezzi termini che quello che stiamo vivendo con tutte le cronache che un mese fa eravamo i numeri uno del mondo è una roba dove Cesare Romiti aveva perfettamente ragione.

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Ma a tuo parere può avvenire questo cambiamento così radicale da un governo politico oppure credi che l’unica strada sia il commissariamento?

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Vabbedi, a scanso di equivocci, qui e lì, in questo governo, ci sono delle persone straordinarie. Io ne conosco alcune. Il problema, come tu sai, è che Enrico Mattei, che fu come tu sai il fondatore del Enel, era una persona che fu, fa i primi, che scrisse un modello organizzativo di far succedere le cose attraverso gli altri. Un altro grande leader mondiale, Henry Truman, diceva ai suoi, go, do well and make me look great. Quindi andate, fate bene e fatemi apparire come un gigante.

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Il momento secondo me arriverà, la formula che sia governo politico, misto, tecnico o quant’altro, non lo so, quello che so di sicuro è che se tutti presenti, finita l’emotività del Covid, dove l’Europa ha dato un colpo che non ci sia, tutta una serie di cose positive, finita quella emotività, tu ti troverai un paese che ha il debito tra i più alti del mondo, ma non è la

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quegli usi e costumi che noi abbiamo visto nella crisi del 2008, del 2011, eccetera. E a quel punto la formula la decideranno, io non sono né un politico né un costituzionalista. Credo però che ci sia la latitudine costituzionale per poter intervenire nel momento in cui le condizioni al contorno diventeranno serie. Comunque anche questo lo vedo un messaggio positivo. Io credo che siano probabilmente trent’anni che l’Italia aveva bisogno di una spinta

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forte all’innovazione, a rivedere un po’ tutta la struttura e probabilmente penso di vederti d’accordo che è un’occasione unica. Non possiamo lasciarci sfuggire altrimenti non credo che ne avremo un’altra di possibilità. Ma guarda l’esempio che l’organismo reagisce nel momento in cui è in crisi, proprio l’organismo, ora lasciamo perdere…

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hai me il covid, ma tu i tuoi anticorpi scattano in un momento in cui il tuo organismo vada in situazioni di difficoltà. Nel sistema che noi viviamo è oggi, oggi si vive ancora sulla narrativa che abbiamo questo recovery fund, no found, recovery fund, abbiamo questo recovery fund e questo ovviamente genera appetiti, ambizioni, eccetera eccetera eccetera. Poi rimane tutto da capire perché il recovery fund sì e il MES no visto la condizione

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lascio agli esperti e ai soloni. Il problema è che noi oggi viviamo l’abbrivio di questo annuncio dove tutti si sentono forti, però secondo me, e sbaglierò, a questo punto noi cittadini dovremmo sapere l’Italia come sarà 209 miliardi dopo. Dovremo sapere dov’è che eccelleremo, dov’è che investiremo e soprattutto quali sono i gruppi di lavoro e le competenze che abbiamo per poter

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una nuova governance, ci credo, attendo di vedere. Ripeto, ho qualche perplessità perché quando io assumevo le persone guardavo ai curriculum, che fosse un junior, che fosse un senior, o raramente quando assumevi direttamente un partner. Ho un punto di domanda, sono ottimista perché l’Italia è piena di queste competenze, è piena di gente credibile, perché tu tra poco dovrai avere una configurazione che riesca a parlare con i mercati. Su cui vorrei fare una

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I mercati, siccome veniamo da una tradizione ovviamente classica, i mercati nella concezione italiana sembra l’oracolo di Delfi, i mercati sono uomini e donne estremamente razionali che devono allocare una serie di soldi affinché coloro che gli hanno dati siano contenti e possibilmente gli diano più soldi anno dopo l’altro. Quindi siccome la speculazione è parte di questo gioco, noi dovremo avere una credibilità con questi uomini, con queste donne, che sono i mercati.

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che gestisce triglioni di dollari per dire guardate che noi stiamo per fare questo e quindi fare questa roba non vi conviene anticiparla. Quindi questo momento dovrà arrivare.

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Beh, credo che poi questo tema della comunicazione verso i mercati si riconlega a quello che diceva all’inizio, di avere comunque delle informazioni approfondite, analitiche in lingua inglese che oggi è un po’ un anello mancante che stai svolgendo con la tua attività. Adesso tramite il podcast avremo anche la versione in inglese che faremo in partnership con tutti gli approfondimenti. Due gocce ne sceano che spero che siano di buon auspicio per il futuro.

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vedi dei settori particolarmente interessanti sotto il profilo del potenziale, sia capacità di attrazione di capitali americani, sia come mercato di sbocco americano. Voglio chiederti se a tuo parere a livello di policy makers dovrebbero scegliere dei settori strategici e puntare su quelli come poi mi ha raccontato Mario Boselli nell’episodio sulla Cina. Quindi se credi che sia importante scegliere dei cavalli su cui puntare e se credi che gli Stati Uniti possano essere una chiave del suo sviluppo.

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Noi siamo assieme da un’ora, ci vorrebbe un’altra ora, per rispondere a questa domanda che credo sia molto pertinente. Allora scindiamo due grandi settori, settore commerciale.

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Allora, settore commerciale, noi per definizione siamo amici di tutti. La Cina è un cliente troppo grande per essere ignorato, gli Stati Uniti è un cliente troppo grande per essere ignorato. Quindi da un punto di vista multilaterale, noi con tutte le ipocrisie che ciò contempla, dobbiamo assolutamente avere a che fare con qualsiasi istituzione o regime che ci possa far vendere qualcosa. Ed è quello che facciamo. Quindi noi lo facciamo, abbiamo rapporti con Cina, abbiamo rapporti con Putin, abbiamo rapporti con gli Stati Uniti,

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rapporti con i paesi del golfo e così via. E questo va bene. Poi c’è l’aspetto geopolitico. L’aspetto geopolitico è un po’ più complicato perché io credo che per noi ancora una volta, momento di crisi, sia arrivato il momento come europei di uscire dalla scia americana. In una delle mie interviste in inglese che ho fatto a Giuliana Mato, Giuliana Mato pubblicata recentemente qualche settimana fa, diceva giustamente che Putin può essere un santo o un maledetto, dipende come lo gestisci e lui criticava la gestione della NATO in maniera

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le paure ataviche della Russia di essere circondate. Allora io credo che noi dobbiamo come Europa, siccome viviamo in un momento disraptive, cioè di discontinuità, noi dobbiamo uscire dalla scia degli Stati Uniti. Uscire dalla scia degli Stati Uniti non significa diventarne nemiche, ma diventare amici adulti e il che significa, come suggeriva Macron, noi dobbiamo rimettere mano a un sistema di difesa europea. Ti do un dato, l’America spende ogni anno 732 miliardi in difesa.

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i budget degli altri

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10 paesi che spendono di più, che arrivano a 726. Allora noi dobbiamo uscire dall’ipocrisia che il mondo si conquista con la pace e solo con le sanzioni, non dobbiamo diventare guerra fondai, però avere un qualcosa che ci consenta un’indipendenza, pensa solo a tutto il teatro mediterraneo come noi non siamo capaci come Europa di imporre una linea, quindi questo è un altro argomento e quindi a questo punto nel settore geopolitico, amico degli Stati Uniti tutta la vita.

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Confronto crescente con una Cina che ha voglia imperiali. Sempre un’intervistata, è pubblica l’intervista, il ministro dei nostri affari europei ha la mia domanda che ho detto sapete che l’accordo della Silk and Belt Road con la Cina ha fatto alzare qualche sopracciglio negli Stati Uniti, nel senso di grande delusione, lui ha risposto se fossimo stati noi al governo quell’accordo non ci sarebbe mai fatto. Quindi ritorniamo alle competenze. La geopolitica ha

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un effetto straordinariamente diretto, anche se fatichiamo a spiegarlo, sulla vita nostra di tutti i giorni. Quindi noi da una parte dobbiamo mantenere rapporti con la Cina, perché a noi ci fa piacere di comprare le lampadine che costano a 50 centesimi. Dall’altra parte però vedi la tecnologia 5G, io non sono un esperto, la famosa backdoor, io dico solamente che quando noi europei ci mettiamo assieme vedi Airbus, noi siamo il più grosso concorrente degli americani go-buying. Noi siamo stati a metà degli anni 90 i giganti della telefonia

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inventato noi come standard che ha battuto lo standard degli americani caravano il ttma per chi lo ricorda e gsm sta per group special mobile quindi noi abbiamo tutte le caratteristiche sia ericsson nocchia noi dobbiamo avere una visione ultimo ma non per ultimo sempre nella stessa concezione il nanismo non è solo un nanismo italiano è un nanismo europeo se io ti domando chi è la più grande azienda europea per capitalizzazione tu cominci a pensare è

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L’Enel che ha fatto un lavoro straordinario fa 87 miliardi, Google e Amazon sono sui 3-4 trilioni. Quindi noi dobbiamo, così come abbiamo creato il mercato unico, noi dobbiamo creare il mercato dei servizi, dobbiamo crescere in size per le banche, per gli operatori mobili. In America hanno tre operatori, noi ci abbiamo 40 in Europa. Quindi come vedi tutto quello che sto dicendo dal mio punto di vista tutte buone notizie. Cioè noi abbiamo un grande lavoro da fare ma

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con l’America. L’America di Biden sarà un’America che in politica internazionale farà delle cose che vanno nella direzione che noi vorremmo, rientreranno a Parigi, cioè con l’Iran sarà un po’ più complicato. Però alla fine noi dobbiamo crescere come europei perché ne parlavo anche qui l’intervista che invito ad ascoltare a Richard Haass, il presidente del Council on Foreign Relations. Lui ammette che il fatto che l’America sia venuta meno alla parola data ai Kurdi,

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metteranno decenni per recuperarla, perché se l’hai fatto una volta, lo fai pure un’altra volta. Quindi la parola data dall’America dopo i Kurdi non è più la parola data che era prima. E uno dei teatri più turbolenti del mondo ce l’abbiamo a ventaglio a partire dalla Turchia, membro della NATO, che in questo momento sta facendo una politica aggressiva energetica nelle acque territoriali di Cipro e di Grecia e così via. Abbiamo come sempre, siamo folichizzati sul Covid per caida di Dio, ma i problemi che avevamo diciamo a gennaio

52:35

del 2020 sono tutti lì se non decuplicati e qui ci vuole estrema competenza e capacità di gestione di complessità. Grazie a molte Fernando, devo dire, starei molto più tempo a dedicarmi a questi temati che purtroppo non possiamo andare troppo per le lunghe però ci tengo a farti le ultime due domande in velocità. La prima è visto.

52:58

il lato pratico oltre alla nostra mission di divulgazione economica o finanziaria. Volevo chiederti che cosa puoi fare tu, che cosa può fare la Newest per le imprese italiane e quali sono a tuo parere le imprese che possono maggiormente beneficiare del tuo aiuto nei mercati soprattutto statunitensi.

53:20

Ma quello che noi stiamo facendo come Newest è, diciamo…

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un piccolo patrimonio a disposizione di tutti. Quindi noi continuiamo a fare intervisti, a divulgarle, noi continuiamo a crescere come audience negli Stati Uniti, perché, ripeto, non è un canale agiografico, nel senso che Stuart Zimmer mandate a verificare picchia duro sull’Italia. Quindi non vogliamo fare un qualcosa che venga ritenuto tipo i regimi, no? È un canale dove noi intervistiamo, io non sono un giornalista, mi sono improvvisato tale, ma questo è un elemento a disposizione,

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ricerche fatte da Equita che dice delle cose molto interessanti e quindi noi in quel segmento che è il segmento che a me interessa quindi decision maker americani noi incrementamente abbiamo un grande successo e quindi questo canale The Voice of Business può servire per farsi conoscere soprattutto per far capire che l’Italia è un paese che va oltre il cibo, la moda, le Ferrari che sono industrie straordinarie che hanno fatto molto bene al paese e continuano a fare molto bene ma

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tecnologia ho citato il numero e l’Italia della farmaceutica, l’autofarmaceutico italiano oggi supera quello tedesco quindi è un paese ricco ricco di opportunità in particolare nelle filiere dove siamo forti vediamo quella energetica e quindi noi continuiamo a fare questo con Sky stiamo intessendo un buon rapporto tra giugno e luglio abbiamo andato online attraverso i loro canali alcune interviste in originale che hanno avuto un grande successo sono contento perché

54:54

Abbiamo una missione e soprattutto quello che è la mia ambizione, la mia legacy, è che quello di cui abbiamo discusso in questa ora di intervista sia ovviamente vista dai giovani come una grandissima opportunità.

55:10

Grazie Fernando e quindi se tra gli ascoltatori qualcuno fosse interessato a entrare in contatto con la Newest, può scriverci una mail a segreteria chio garantiamo la lettura ma non necessariamente la risposta perché dipenderà dall’interesse e dalle priorità. Abbiamo parlato di giovani, ultimo focus caro Fernando con la tua grande esperienza e anche con la tua energia. Che messaggio dai ai giovani, ai giovani manager, ai giovani imprenditori, ai giovani consulenti? Che cosa ti senti di dire?

55:40

successo alla tua visione.

55:45

Allora, cito una persona, perché c’è stata un’intervista con lui, Paolo Scarone, un grande amico e una persona di cui io…

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stima e lui diceva giustamente se io fossi un giovane oggi qualificato con un MBA io non andrei nelle grandi società finanziarie che sia la Goldman Sachs perché lì sono imbottite di talenti una competizione feroce io andrei a lavorare nelle miniere dove non ci vuole andare nessuno ma c’è tutto da fare avrei la leadership e la potenzialità per farlo faccio una grande esperienza a tutto tondo e potenzialmente anche un sacco di soldi. Allora che cosa voglio dire? Voglio dire che gli Stati Uniti tutti aspirano ad andare lì ed è giusto e bisogna andarci perché essendo la più

56:21

ha delle cose che sono e rimarranno straordinariamente importanti da imparare. L’Europa, come abbiamo discusso in quest’ora, è un cantiere che ha bisogno di un’enormità di talenti e quindi l’America piove sul bagnato. In Italia e in Europa arriverà il momento, ed è prossimo, in cui avremo bisogno di grandi giovani. Io ho una piccola ambizione, che confesso qui in diretta a te,

56:50

tutti i top leader italiani in giro per le università americane a spiegare ai giovani che studiano lì piuttosto che lavorano perché devono tornare in Italia e questo secondo me è qualcosa che è affattibile, noi non potremo mai pagare gli stipendi di Wall Street ma ci sono altri valori estremamente importanti che nessun’azienda americana può darti quindi io credo fermamente con quello che faccio e come mia testimonianza diretta che l’Italia e

57:20

molto sfidante, molto complicato, ma il futuro.

57:26

Grazie molto, Fernando. Nel nostro format utilizziamo la fase finale per dare due o tre bullet point finali come messaggio agli ascoltatori. Non so se hai qualcosa da riepilogare come call to action finale. E poi ci salutiamo.

57:40

Allora, la mia colto action finale è ovviamente la speranza che questa nostra cooperazione aumenti nei numeri e possa dare

57:50

punti di riflessione importanti in attesa di tutte quelle cose che accadranno e che abbiamo parlato. E quindi il mio è un messaggio di ottimismo, di fiducia e di lavoro, lavoro duro. Essere ottimisti non significa che uno non guarda le difficoltà, ma significa che uno si mette lì, si rimbocca le maniche e tenta di dare delle soluzioni e essendo noi italiani siamo anche capaci di uscire sempre con soluzioni creative che non sono lineari ma fa parte della nostra arte.

58:22

Fernando siamo giunti alla conclusione, io ti ringrazio tanto anche a nome degli ascoltatori per aver condiviso la tua esperienza, le tue visioni e anche insomma tanti messaggi energici che ci fanno ben sperare per il prossimo futuro, cosa abbiamo tutti un gran bisogno. A questo punto saluto tutti gli ascoltatori e arrivederci alla prossima puntata.

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