https://open.spotify.com/episode/6vn49IMCJMGX5MVGm7848N L’ospite che avremo il piacere di intervistare oggi è l’imprenditore Guido Polito, Amministratore Delegato…
La storia di Mondadori e visioni sul futuro dell’editoria italiana.
Intervista a Ernesto Mauri, Amministratore Delegato del Gruppo Mondadori
Abbiamo il piacere di intervistare oggi Ernesto Mauri, Amministratore delegato del Gruppo Mondadori dal 2013.
Il Gruppo Mondadori è leader nel mercato dei libri, dove opera con le principali case editrici del Paese, e primo editore italiano multimediale con una audience di 33 milioni di utenti unici al mese e 38 milioni di follower sui social network.
Mauri ci spiegherà come questi mesi di emergenza abbiano favorito, a differenza degli altri mercati, quello del libro: l’unico prodotto culturale rimasto sempre accessibile grazie alla possibilità di fruirne in casa, le cui vendite sono state trainate anche dagli acquisti online.
Nel mondo, purtroppo, noi italiani non siamo tra i primi lettori, ma dati confortanti ci arrivano dai giovani che invece apprezzano sempre di più il piacere della lettura, anche nei nuovi formati digitali.
In questo caso l’innovazione tecnologica ha mutato nel tempo le modalità di lettura, e il segreto di Mondadori è stato quello di aver saputo cavalcare tutte le nuove forme di intrattenimento culturale.
Mauri terrà a sottolineare con forza anche l’importanza delle librerie come luogo di incontro fondamentale per gli amanti dei libri e presidio culturale sul territorio.
Il nostro ospite ci stilerà anche una serie di differenze tra i lettori francesi e quelli italiani, in quanto in passato è stato alla guida delle attività di Mondadori in Francia, in qualità di Pdg di Mondadori France. Spiegherà le ragioni storiche di tali diversità, individuabili sia nelle forme letterarie sia in una diversa abitudine alla lettura che nel nostro Paese è stata influenzata anche dallo sviluppo della Tv commerciale.
Concluderemo cercando di capire quali sono le nuove figure professionali che interessano il settore dell’editoria e vi lasceremo con i canonici bullet points da tenere a mente, in un’intervista da non perdere.
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Buongiorno agli ascoltatori e benvenuti al podcast Inside Finance. Nell’episodio di oggi ho il piacere di intervistare Ernesto Mauri, amministratore delegato del gruppo Mondadori. Dopo la laurea in economia e commercio all’Università Cattolica di Milano e un primo periodo professionale nella società di revisione EY, Ernesto inizia la sua carriera nell’editoria, settore del quale ben presto diventa uno dei maggiori innovatori e protagonisti anche a livello europeo, in posizioni apicali da oltre trent’anni.
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Dal 1975 al 1991 è in Rusconi Editore, con responsabilità crescenti fino alla carica di direttore generale. Durante la sua permanenza, l’azienda vive il periodo più vivace, l’attività di stampa periodica cresce da 6 a 26 titoli pubblicati, facendo della casa editrice il terzo editore di magazine dopo Mondadori e Rizzoli. In questo periodo, Rusconi Editore è tra le prime aziende a guardare all’estero e sviluppa una rete internazionale in Francia e in Spagna.
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Infine, l’attività viene inoltre diversificata con la nascita del canale televisivo di gruppo Italia Uno, passato poi a Mediaset nel 1982. Dal 1991 al 2000 Ernesto è la direzione dei periodici Mondadori. In nove anni fa del gruppo di Segrate, il leader incontrastato nel settore magazine con una quota di mercato che passa dal 26 al 38%. Sotto la sua guida, i giornali della Mondadori si rinnovano e si rafforzano in maniera molto significativa.
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Un’importante innovazione di questo periodo è la nascita dei prodotti collaterali venduti in abbinamento ai periodici, un fenomeno tipicamente italiano. Si comincia con le videocassette di film, ma ben presto la gamma di prodotti si allarga libri, enciclopedia, e cd, dvd e oggettistica varia. Da non dimenticare, il lancio in Italia ha di testate di grande successo internazionale come ad esempio Cosmopolitan e Men’s Health.
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Con il nuovo millennio, Ernesto diventa amministratore delegato di TeleMonte Carlo, da poco passata a Telecom Seat e lavora il progetto per la trasformazione dell’emittente nel Terzo Polo Televisivo, ribattezzandola la Sette. Nel 2003 è nominato amministratore delegato di Cairo Editore. Sotto la sua guida, l’attività editoriale ha uno sviluppo senza precedenti. In tre anni lancia tre settimane anni di successo, DIPIU, DIPIU TV e Diva e Donna. Nel 2007 torna in Mondadori come presidente e direttore generale della consociata francese Mondadori França.
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Terzo gruppo editoriale Doltralpe con 28 testate. In questo periodo riorganizza e rilancia Mondadori France con una strategia fondata sulla qualità editoriale, nuovi lanci nei settori in espansione, sviluppo digitale e ottimizzazione dei costi. Nel 2013 è nominato amministratore delegato del gruppo Mondadori. Vara da subito un processo di rinnovamento dell’azienda definendo un piano di trasformazione del business su due direzioni. Da un lato il rafforzamento dell’attività libri e digitale e dall’altro il ridimensionamento del settore magazine.
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Nel 2016 mette a segno due operazioni di grande impatto sul mondo editoriale italiano e sul futuro dell’azienda. Con l’acquisizione di Rizzoli, uno dei principali editori di libri in Italia, il terzo nel 2015, con un portafoglio che si combinava perfettamente con quello del gruppo, attivo nel trade, nell’education e negli illustrati, la società diventa un gruppo editoriale di libri completo, leader in tutte le sue attività. La contemporanea acquisizione di Banzai Media, società nativa digitale specializzata in
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permette al gruppo Mondadori di diventare il primo editor italiano in ambito digitale, con circa 30 milioni di utenti al mese, e di avviare la contaminazione carta digitale nel settore più colpito dalla trasformazione tecnologica. In tutto il suo percorso professionale, Ernesto ha sempre messo al centro della sua attenzione la qualità dei contenuti e dei prodotti editoriali adoperandosi per diffondere l’eccellenza del Made in Italy. Nel 2017 riceve il riconoscimento del Corpo Consolari di Milano e della Lombardia
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per il suo impegno perentorio nel diffondere l’informazione e la cultura a livello internazionale. Presidente di Mondadori Libri e SPA da gennaio 2015 e di Mondadori Media e SPA da gennaio 2020, Vice Presidente di Media Monda e SPA da novembre 2013, Ernesto è inoltre membro del Consiglio Generale di Assolombarda e membro del Comitato di Presidenza della FIEG, Federazione Italiana Editori e Giornali, dal 2014, e Presidente di Audi Press da settembre 2018.
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Riguardo all’azienda, il gruppo Mondadori vanta una tradizione di oltre 100 anni come editore di libri e di magazine. Con ricavi pari a 885 milioni di euro nel 2019 è leader in Italia nel mercato dei libri trade, dove opera con le maggiori case editrici del paese, da Mondadori ai Naudi, da Rizzoli a PM a Sperling e Kaffer, e le collane per ragazzi, ed è tra i principali operatori della scolastica con Mondadori Education e Rizzoli Education.
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Il gruppo è inoltre attivo nella gestione dei servizi museali e nell’organizzazione di mostre con la casa editrice Lekta e opera nel settore retail attraverso Mondadori Store, la più estesa rete di librerie presenti sul territorio con oltre 500 punti vendita. Grazie a un portafoglio di brand che spazia dal mondo dei Feminile Food, dallo spettacolo al design fino alla divulgazione scientifica, con grazia giallo zafferano, interni, tv sorrisi e canzoni, focus, solo per fare qualche esempio, il gruppo è anche il primo editor italiano multimediale, leader nel web.
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con 33 milioni di utenti al mese e sui social network con 38 milioni di followers.
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Benvenuto quindi a Ernesto Mauri e grazie per la tua partecipazione. Ernesto, per parlare del futuro dell’editoria che è il tema principale di oggi, credo sia utile dare uno sguardo al passato, in particolare al recente passato, in quanto il 2020 che si è appena concluso lo ricorderemo come un anno estremamente particolare, non solo per la crisi sanitaria ma anche per una crisi economica senza precedenti. La decrescita del PIL pare che sia intorno al 9%, è stato un anno molto molto difficile
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ma mi chiedo per il settore dell’editoria la difficoltà di acquisto nei punti vendita è stata compensata dall’incremento delle vendite online e se magari il cambiamento nei comportamenti dei consumatori è stato avvantaggio per la lettura di libri e intrattenimento
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Diciamo subito che il bene libero a questo intrattenimento culturale ne è uscito bene alla grande nel 2020 nonostante la pandemia, proprio per questo motivo, proprio perché è stato l’unico, uno dei pochi intrattenimenti culturali che si potevano fare da casa e quindi ha beneficiato della restrizione che ha colpito purtroppo
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come il cinema, il teatro, gli eventi, tutto questo che si poteva fare all’esterno. E quindi ne ha beneficiato in più. Questo beneficio è stato trainato dal consumo di questo bene attraverso l’e-commerce, perché questo è importante, l’e-commerce ha favorito il consumo del libro. Quindi per Mondadori è stato un anno importante dove ne è uscita benissimo.
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Grazie, ma ti volevo chiedere qual è la storia di Mondadori che se non sbaglio ha più di 100 anni dalla sua nascita e mi chiedo come si è arrivato a diventare un gruppo così importante?
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Mondadori si è nata nel 1907, quindi si è occupata sempre principalmente di due settori.
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e libri, è stata capace di cavalcare tutte le forme nuove di intrattenimento culturale, dal periodico al libro, ha fatto dei giornali come Epoca e Panorama, poi ha cavalcato tutte le grandi crescite culturali dai femminili come Grazia e Dona Moderna, i libri, quindi
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in anticipo queste nuove espressioni. Ed è così che è diventato un gruppo che nel 2008 ha raggiunto i 2 miliardi di euro di fatturato.
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E come arriva la tua storia a unirsi a quella del gruppo?
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Guarda, la mia storia è veramente interessante perché io in piena guerra di Segrete, quando si doveva decidere la partenza del gruppo e se la contendevano due grossi imprenditori come Silvio Berlusconi e Carlo Benedetti, in quel periodo ero in Rusconi, ma conoscevo bene Silvio Berlusconi perché avevo partecipato all’accessione del network televisivo Italia
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e quindi nel marzo del 91 sono in piena guerra di Segrete, sono andato a trovarlo ad Arcore e lui ha detto che a me sarebbe piaciuto lavorare per la Mondadori e lui mi ha fatto una promessa nel caso fosse riuscito ad averne la proprietà, un posto per me ci sarebbe stato. Ha mantenuto la promessa e quando la Mondadori è stata acquisita da lui
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del 91 come direttore generale dei periodici con Franco Tato, amministratore delegato. Da lì comincia la mia lunga avventura nel gruppo Mondadori.
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che poi se non sbaglio nel 2013 ti ha portato a essere stato nominato amministratore delegato del gruppo. Esattamente, sì. Ti volevo chiedere quali sono stati i maggiori temi che hai dovuto affrontare al tuo arrivo?
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Guarda, questo è stato veramente un’esperienza interessante perché è coincisa con una delle rivoluzioni più importanti della storia nel settore dei media che è la rivoluzione tecnologica digitale. La Mondadori nel 2008 era un’azienda che era sempre cresciuta era arrivata a due miliardi di fatturato in quei due settori ma in seguito a questa rivoluzione digitale che ha colpito…
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il modo di fruizione dei contenuti ha inciso profondamente su il business dei magazine. Nel 2008 la Mondadori faceva qualcosa come un miliardo di euro, quindi più del 50% nei periodici tra Italia e Francia, ma soprattutto era l’attività più profittevole con più di 130 milioni di margine oltre il 50% del margine del gruppo.
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ma lì cessa il percorso virtuoso di Segrete e quindi bisogna cambiare strategia. E’ lì che quando arrivo nel… ecco, teniamo conto che nel 2012-2003, proprio in seguito a questo, la Mondadori che aveva sempre avuto dei risultati positivi, fa due anni due esercizi in perdita. I periodi sono veramente travolti da uno tsunami che ha quasi annullato la sua marginalità. In quel periodo lì anche altri business erano in dif…
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come la pubblicità, come la radio, come retail e soprattutto l’indebitamento era molto alto, oltre 370 milioni di euro. Era chiaro che la crisi portata dalla innovazione digitale era strutturale, quindi non era temporanea. Teniamo conto che da 2008 la pubblicità è scesa del 7…
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per cento e la diffusione del 50 e quindi bisognava cambiare strategia e per prima cosa cosa ho fatto? Mettere i conti in sicurezza, essere più efficienti. Quindi ho deciso un cambio di passo, quindi era fondamentale agire sui costi di funzionamento, rivedere l’organizzazione del lavoro, semplificare i processi e soprattutto…
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ridefinire le priorità del business, tutto questo per investire nel rilancio e nella crescita.
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I risultati dopo questo primo periodo in cui abbiamo messo i conti in ordine, messo le attività, cessato quell’imperdita e rimesso le altre inutile, abbiamo quindi creato le condizioni per avere le risorse da indirizzare verso lo sviluppo futuro. Lo sviluppo era su due settori principalmente, i libri, quindi rafforzare un settore che era più solido e più resiliente,
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che ovviamente era la nuova frontiera a cui le attività e tutti i business dell’editoria dovevano rivogliersi. E quindi nel 2016, grazie alle risorse che erano state create con questa Spendir Review, siamo riusciti a fare due acquisizioni fondamentale per il gruppo, che erano Larry Zoli e Panzai Media. Quindi con Larry Zoli abbiamo spostato l’asse di forza del gruppo dai magazine ai libri,
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mentre con l’acquisto di Banzai Media siamo entrate, abbiamo introdotto nel gruppo le competenze indispensabili per sviluppare e cavalcare questa innovazione tecnologica.
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Grazie Ernesto, ma mi chiedo, il pubblico nel frattempo, durante questi anni, ha avuto un’evoluzione culturale, credi che sia cresciuta la domanda di libri e di contenuti di qualità? Perché poi hai pure seguito la tv commerciale, quindi mi chiedo, hai notato del cambiamento con le nuove generazioni nella domanda di cultura e intrattenimento culturale?
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Sì, guarda, proprio recentemente la AIE ha fatto una ricerca dove innanzitutto, come si sa in Italia, uno dei paesi dove si legge meno rispetto agli altri paesi europei, noi abbiamo un tasso di lettura del poco più del 50% della popolazione rispetto alle popolazioni dell’Europa, dove arrivano al 70% all’80%, però questo basso tasso di crescita in aumento
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giovane e per questa facilità la lettura è…
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in crescita e quindi questi sono segnali positivi. Dobbiamo insistere e continuare a investire in questo settore per aumentare la lettura, favorirla ovviamente a scuola, proporre cavalcare anche i nuovi mezzi, i social, eccetera, in modo tale che ci sia questa abitudine a leggere. Anche la presenza spesso nelle classifiche di libri fatti dagli influencer, dagli youtuber,
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sono mezzi per abituare i giovani alla lettura. Quindi io questo lo vedo come fenomeno positivo. L’altra cosa che vedo con chiarezza è che è comunque un mercato stabile o leggera crescita. Quindi è un mercato che non ha risentito negativamente da questa innovazione tecnologica. Anzi, l’utilizzo, lo sfruttamento di questi nuovi mezzi come l’ebook e l’audio libero è un’opportunità per aumentare il tasso di lettura.
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ma credi che le istituzioni stiano facendo un buon lavoro al riguardo? Credi che possano fare di più per promuovere la cultura dei giovani o comunque l’aumento del ricorso alla lettura? O ne vedi dei possibili interventi che potrebbero essere utili oltre che da parte dell’industria anche da parte delle istituzioni?
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Allora, si può sempre fare di più, però direi che negli ultimi anni le istituzioni si sono mosse bene e io parto sia dal Ministero della Cultura, che Franceschini che ha fatto delle ottime cose, sia dalla nostra associazione. Proprio quest’anno siamo stati citati dagli altri paesi europei come un esempio virtuoso, come quello di destinare risorse alle biblioteche per comprare libri, fenomeno che ovviamente
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la lettura è stato un ottimo esempio quello di destinare risorse pubbliche alle biblioteche per acquistare libri quindi è ovvio che partiamo da un tasso di lettura inferiore ma quello che si sta facendo è nel verso giusto si può fare di più ma si deve continuare io credo che siamo sulla strada giusta
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E a livello di produzione come siamo messi noi italiani rispetto agli altri paesi europei? Siamo dei buoni iscrittori o ancora indietro su questo?
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è chiaro che se io parlo di mercato del libro ovviamente l’Italia è la metà della Francia decisamente meno rispetto alla Germania quindi siamo un paese in cui si legge ancora poco. A livello di scrittori abbiamo degli ottimi scrittori, tanto è vero che nelle classifiche negli ultimi anni c’è sempre di più una maggior presenza di scrittori nazionali, di
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quelli stranieri. Il problema è la scarsa diffusione degli scrittori italiani all’estero. Questo ovviamente la lingua italiana non ci aiuta e gli esempi di successo di scrittori italiani all’estero sono pochi. Ecco lì è qualcosa che dobbiamo fare di più sia come istituzioni ma anche noi come editori. Quindi favorire la conoscenza degli scrittori italiani
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di più sull’esportazione dei nostri autori. Questo sicuramente è un terreno in cui siamo molto indietro e si può migliorare.
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E credi che l’e-commerce aiuti in questo progetto di inte degli autori italiani? Credi che il fatto di avere meno importanza alla presenza fisica sul territorio sia un’opportunità? Mi chiedo se secondo te ha anche un rischio per fare entrare concorrenti esteri in Italia più facilmente?
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Allora quando si dice concorrenti estere come autori, questo noi siamo pieni di forti autori esteri in Italia. L’e-commerce non è tanto il fatto che tu non trovi il libro, intanto bisogna fare il libro per poi trovarlo su e-commerce. Il problema è che non è tanto un problema di facilità d’accesso, non era questo l’handicap.
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per la mancata diffusione degli autori all’estero, perché il libro è proprio la mancanza di conoscenza nei mercati stranieri di un autore italiano. Se tu chiedi nei mercati stranieri o americano, francese o tedesco, gli autori italiani sono conosciuti, sono pochi e non è un problema di e-commerce, no, è proprio un autore, bisogna farlo conoscere, farlo apprezzare. Per fare questo bisogna fare un’attività come quando devi esportare un prodotto, un
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Anche un’automobile non riesce a esportarla adesso se non la fai conoscere, se non apri dei punti di vendita, se non frequenti le fiere. Bisogna fare tutto questo per avere persone che si dedichano a questo, perché pensa un po’ a quanti libri facciamo andare a convincere.
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una casa editrice straniera pubblicare quel libro, corre persone capaci di andare a spiegare il perché quell’autore è importante, farlo leggere, pingerlo. Bisogna fare tutte quelle attività e lì siamo un pochettino carenti, ma si può migliorare.
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Ma mi chiedo, abbiamo visto già dall’inizio dell’intervista con i dati del 2020 che l’e-commerce è sicuramente una chiave importante nel processo di crescita. Ma proprio perché c’è una quantità enorme di offerta di libri, non credi che i lettori abbiano difficoltà nella scelta e nella ricerca, che magari era quel contributo che dava l’addetto al negozio che poteva suggerire in base ai gusti e in base a una sorta di consulenza.
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Possano aiutare in questo processo di selezione oppure non riescono ad avere quel rapporto con il librario storico che invece era chiave
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Allora l’e-commerce favorisce la maggior vendita del libro perché è più facile l’accesso, più comodo, non deve andare in libreria e quindi questo è una agevolazione. Ciò non toglie che la presenza della libreria fisica è un…
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punto fondamentale per la decisione dell’acquisto di un libro. La libreria è un sito, un luogo, un presidio culturale in cui le persone vanno, entrano, guardano gli scaffali, si fanno consigliare dal libraio, quindi è un momento fondamentale della decisione d’acquisto. Quindi il processo virtuoso è avere una maggior facilitazione per comprare un libro che li corre, ma deve
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continuare a esistere la libreria fisica proprio per questo ruolo di consiglio, di conoscenza tra il libraio e il cliente e quindi la maturazione della decisione dell’acquisto. Quindi è proprio questo mix e presenza di un sistema che facilita l’acquisto ma non perdere la capacità di un luogo dove c’è una
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su quell’oggetto lì che è il libro, quello lì è fondamentale, quindi devono coesistere le due cose.
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Grazie Ernesto, ma credi quindi che gli store fisici possano avere ancora un futuro di espansione proprio per legare questo servizio al bene che viene venduto?
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È chiaro che essendo per capire l’e-commerce è passato in pochi anni a diventare il canale principale, cioè oggi oltre il 40% di tutti i libri che si vengono in Italia passa da l’e-commerce e quindi è importante.
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è chiaro che questo fatto ha ridotto i libri che si comprano nelle librerie quindi c’è stata una razionalizzazione, una chiusura perché le librerie devono stare nei posti dove passano le persone quindi sicuramente sono state le librerie danneggiate ma…
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cosa vedo nel futuro? Come ho detto prima, è indispensabile la coesistenza di questi due canali. Tant’è vero che anche Amazon ha deciso di aprire delle librerie fisiche perché il processo di formazione e della decisione di acquisto di un libro, tu non vai su l’e-commerce dove hai 25.000 titoli e scegli tra 25.000 titoli, tu vai ma la tua
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idea di quale libro comprare te la sei già formata attraverso.
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o delle letture delle pagine culturali dei giornali o attraverso il passaparola o attraverso anche la frequentazione delle librerie fisiche e il dialogo con un librario. Quindi la coesistenza dei due canali è fondamentale, quindi io vedo la presenza delle librerie come fatto fondamentale. Chiaro che siamo già oltre al 40%, come in America siamo già arrivati al 60-70% delle libre che si coprono con li…
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e quindi ci sarà una minor vendita dei libri nelle librerie ma dovranno essere questo aspetto della libreria dove i libri sono ben rappresentati dove c’hai la consulenza questo deve continuare a esistere è chiaro che la quantità quindi siccome passerà di meno l’acquisto lì quindi qual…
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che il ridimensionamento come numero ci potrebbe essere nei prossimi anni, ma è un canale indispensabile. Cioè, noi come editori dobbiamo investire per razionalizzare la catena delle librerie, ma modernizzarla, ma fare in modo che il passaggio lì sia gradevole, sia virtuoso.
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Anche perché probabilmente il trend è quello di utilizzare la libreria anche come spazio di fruizione per prendere un caffè, co-working con laptop o l’ipad, non so se vedi la libreria del futuro un modello simile a Starbucks, dove è vero che c’è la vendita del caffè, però è tutto collegato all’esperienza dell’ambiente circostante, non so se vedi nel futuro un utilizzo degli store che va da oltre il libro che sia solo collegato.
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Io vedo la libreria.
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come frequentazione di gente che ama il libro e dove possa avere accesso a tutte le forme, ai suggerimenti utilizzando i nuovi device, utilizzando i computer, utilizzando l’iPad, utilizzando informazioni che possono completare e arricchire la sua voglia di comprare un libro, ma anche dei dibattiti all’interno degli scambi e dei pareri. Questo vedo come
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ci sia anche la possibilità di sedersi e di consumare qualche cosa va bene però questo sono librerie che tu puoi avere solo nelle grandi città perché i costi degli affitti sono così importanti per cui tieni presente che queste grandi librerie con spazi dedicati al food sono poche concentrate nelle grandi città l’Italia è piena di librerie situate nei piccoli centri dove lì proprio sono
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del libro, dove si parla degli autori, più che si mangia la pizza, quindi dobbiamo tener conto di questo, che poi dopo a Milano o Roma ci possono essere anche quelle altre, bene, arricchisce, però non saranno sicuramente i punti vendita principali che saranno in Italia.
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Quindi lo vedi più collegato magari agli eventi, quindi le presentazioni dei libri? Questo sì, gli eventi sono molto importanti, perché chi ha fame di libro poi ha voglia di partecipare e di parlare, sentire la voce del suo autore. Io mi ricordo in epoca prima, lockdown, che cosa significa andare a una presentazione del libro, fare una domanda al tuo autore che sta spiegando il suo libro, i suoi personaggi,
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la storia, questi sono fondamentali anche per incrementare la passione, la voglia. Quando uno legge un libro, che è coinvolto nella storia, poi la racconta, ha emozioni e quindi se può arricchirle, capirle di più perché parla con l’autore, questo è un vantaggio. Questi punti di incontro purtroppo è una delle attività invece che si è potuto fare di meno.
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ovviamente non è la stessa cosa.
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mi hai fatto venire in mente una domanda, perché in una delle prime interviste che ho fatto a Gianfilippo Cuneo ci ha raccontato il caso di Agostini degli anni 1990-2005. E in quella sedia abbiamo visto che è stata chiave per l’azienda una diversificazione in altri business, dalle dispense sono passate ai giochi di lottomatica, alle pagine gialle. Ma a tuo parere un grande gruppo editoriale deve guardare anche altri business? Mi viene in mente per esempio il grande fenomeno di crescita del podcasting o la TV digitale.
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e questo che deve? No, nel senso che non deve fare questo per continuare a vivere. Mondadori è un editore di Libri e di Magazine dal 1907 e quindi può continuare ad essere anche in futuro.
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ha subito una grande trasformazione tecnologica che ha cambiato il modello di business, ma era editore Rimani. Oggi molto più concentrato sull’editoria libraria rispetto prima che era su quella periodica, ma comunque editore Rimani. Se guardiamo la situazione attuale dove il business dei magazine è stato quello più danneggiato, ma quello dei libri non
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danneggiato e non ha avuto la rivoluzione digitale e non ha portato riflessi negativi. Quindi può continuare a fare l’editore anzi ci sono…
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degli assi di crescita sia nel settore liberario che è un mercato che in leggera crescita, ma soprattutto come mestiere la Mondadori all’interno ha un’attività che è quella della scolastica, quindi della formazione, dell’educazione, che invece si incrementa perché il bisogno di educazione e di formazione in un’epoca come questa, dove la tecnologia cambia i modelli di business, è fondamentale.
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un lavoro sicuro, adesso non basta più, ci sono le università a numero chiuso, devi superare una forte competizione per accedere a delle università che ti danno poi una maggior sicurezza nel trovare il posto di lavoro. Fatto quello che è arrivato una laurea devi continuamente stare aggiornato perché l’evoluzione deve stare al passo con le nuove innovazioni tecnologiche che cambiano le attività e anche lì quindi c’è bisogno di formazione.
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l’editore e cavalcare questa necessità di lungo termine, quella che gli inglesi e gli americani chiamano long term learning, che è la continuo bisogno di formazione che accompagna la tua vita professionale. E qui l’editore ha un’opportunità molto interessante.
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Che bello Ernesto, devo dire tutti i argomenti che trovo estremamente interessanti mi hanno fatto venire un’altra curiosità in mente. Gran parte della vendita dei libri credo concordi che derivi anche dalle opere cinematografiche ispirate ai romanzi, ma mi chiedo, credi che ci sia in atto un processo dove non sono più le case cinematografiche ad andare dagli editori, magari proporre dei importanti diritti di trasposizione, ma si sia invertito il trend dove sono gli autori e gli editori a
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cinematografici di fare la versione film per poi spingere le vendite non pensi ci sia un trend di cambiamento in quel senso e potrebbe essere intelligente farlo
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Allora, guarda, il processo in atto, già lo vediamo, basta vedere le classifiche proprio di queste settimane. Voi sicuramente conoscete questa nuova serie di Pringerton, di Julia Queen, e i primi due libri che sono editi da noi sono nella classifica dei 10 libri più venduti, i primi due volumi. Questo cosa significa? Che proprio questa grande sviluppo…
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delle fiction, fiction in streaming dati attraverso Netflix, Amazon Prime, tutto questo utilizzo di nuove forme di intrattenimento ha portato una quantità incredibile di prodotti di fiction e ovviamente anche gli sceneggiatori abituali della televisione e del cinema non riescono a stare al passo con la necessità.
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Quindi a chi si sono rivolte le case di produzione cinematografica? Agli autori e gli scrittori sono stati a spulciare nel catalogo delle case editrici, proprio per cercare storie. Perché quando basta vedere il catalogo di Netflix, cosa ti propone Amazon Prime, come ti propone Now TV, la quantità è enorme e quindi non ci sono… gli scenezoni non riescono a stare al passo, quindi devono attingere alle case editrici
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è molto interessante perché quando c’è un fenomeno di successo nell’efficio, trascina la vendita del libro. La Regina di Scacchi era un libro uscito parecchi anni fa e non aveva avuto un grande successo. Ha avuto successo la serie e ha trascinato la vendita del libro. Quindi io trovo che è un ottimo mix che è la crescita di questo nuovo intrattenimento, diciamo così, culturale, aiuta anche quello più tradizionale e libro. Poi…
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Sono d’accordo che ci sono degli autori che fanno e scrivono libri già pensando all’utilizzo poi che se ne può fare sotto altre forme come appunto il cinema e la televisione. Però è un fenomeno positivo per entrambi le forme di intrattenimento.
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ma proprio per questo motivo visto che insomma c’è anche un interesse credo sistemico allo sviluppo anche del settore cinematografico mentre prima credo ma questo me lo confermerai tu quando un produttore andava da un editore doveva pagare dei diritti di trasposizione anche a volte milionari mi chiedo questo collegamento che hai notato tu e fatto notare tra il film e la vendita dei libri può cambiare l’atteggiamento dell’editore della serie se sei un produttore
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beneficio non è dai diritti di trasposizione ma dalle vendite dei libri e quindi renderebbe l’accesso del cinema al mondo editoriale molto più facile perché non ci sarebbe lo scoglio dei diritti
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La priorità per l’editore è quella di avere un autore che sappia scrivere dei buoni libri. Questa è la priorità. Dopo di che, che questo libro possa avere poi accesso a una forma di altro sfruttamento, ben venga. Ma tieni conto che comunque, almeno in Italia…
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non è l’entrata che deriva da questi diritti, non è una cosa che cambia il modello di business. Cioè, anche quando cediamo questi diritti per queste serie, il maggior interesse da parte del nostro elettore è vendere più libri, non tanto l’accessione del diritto. Sì, anche lì è una nuova forma di ricavo, ma è molto più importante per noi vendere più libri di Bridgerton o della Regione di Schacchi, che non è quella percentuale che prende.
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andiamo dalla cessione del diritto. Interessantissimo Ernesto, veramente mi sta a cuore questo discorso e ti ringrazio molto per tutte queste visioni e approfondimenti che ci permetti. Ma ti volevo chiedere, conosci bene il mercato francese? Che differenza vedi a livello di produzione, quindi di industria, ma anche di consumatori, tra Italia e Francia?
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lo conosco bene lo conosco soprattutto nel settore dei magazine e quindi la grande differenza è proprio quella culturale in Francia la gente è abituata a leggere di più ma diciamo storicamente c’è un grande differenza è proprio questa che bisogna dare indietro un po nel tempo in Francia o anche in Inghilterra la gente era abituata a leggere qualche cosa c’erano i giornali popolari
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dell’avvento del media più popolare di tutti che era la televisione. Quindi quando è arrivata la televisione sui mercati europei, in Francia e in Inghilterra c’era già l’abitudine e c’erano già i giornali popolari o i magazine popolari. In Italia no, perché noi dopo guerra non avevamo il problema di mangiare e quindi c’era poco da dedicare all’entrattenimento.
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Quando dopo la guerra abbiamo avuto le possibilità economiche per cominciare ad accedere a nuove forme di intrattenimento guarda caso è arrivata la televisione che quindi ha impedito la nascita di altri media popolari quindi non c’erano né giornali popolari né riviste popolari ed è questo quindi ha tenuto basso il livello di lettura in francia c’erano tanto per dare un esempio un italiano
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come Cino del Ducca, è andato a fare un giornale popolare in Francia che ha avuto molto più successo di quello in Italia proprio perché aveva un pubblico.
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femminile abituato a leggere, in Italia no, e’ del motivo per cui in Francia un giornale come Donna moderna, Famatuelle, è arrivato a due milioni di copie e noi siamo arrivati a 500 mila a massimo. Quindi questa differenza storica non l’abbiamo mai colmata, noi non l’abbiamo mai avuto ai giornali popolari e non c’è la possibilità di farli perché il pubblico non è abituato a leggere ma è abituato a accendere la televisione e quando
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ha soddisfatto totalmente il bisogno di intrattenimento sia informativo che culturale.
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Trovi altri paesi interessanti da prendere come esempio? Non so, quelli anglosassoni per esempio? Vi è ancora di più, questi paesi la lettura tu arrivi all’80%, quindi guarda che gap c’è, noi siamo un poco superiori al 50, noi siamo tra gli ultimi paesi in Europa, ma sono motivi storici. Non è che uno ha un giornale fatto meglio, non c’è niente da fare. Io ho provato proprio sulle mie spalle la formula di donna moderna che ho portato in Italia, era esattamente quella francese,
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arrivato a due milioni, quindi non è un problema di prodotto, ma un problema storico culturale. Grazie Ernesto, ma volevo chiederti, abbiamo focalizzato l’attenzione sui libri, ci vuoi dire qualcosa anche sugli scolastici e se hai qualche rispunto in merito ai magazine? Sulla scolastica ecco, cosa posso dire? Che la scolastica è stato uno dei settori da
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che non è stato toccato dal Covid, perché il Covid ha un po’ interrotto le attività a marzo-aprile, quindi la scolastica in quel periodo si producono i libri di testo per poi venderli prima delle scuole, quindi tra luglio-agosto, ecco soprattutto agosto, quindi data la stagionalità non è stata toccata.
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Il fenomeno interessante è il discorso proprio della maggior necessità di formazione in futuro. Quindi questo darà delle buone possibilità e il fenomeno della didattica a distanza. La necessità di non interrompere il dialogo fra professori e studenti, c’è bisogno…
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di una didattica a distanza che può essere favorita dal digitale e quindi ci sarà un mix tra utilizzo di testi digitali, di testi cartaci e di presenza in aula. Questo sarà un fatto che cambierà, favorirà la possibilità.
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di mantenere il contatto tra professori e studenti anche in una situazione dove le presenze in aula non saranno il 100% dell’attività formativa. Quindi lo vedo un settore che
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ha forse possibilità di crescita e il digitale aiuterà e favorirà questa crescita. Quindi questo è un settore sicuramente in forte espansione. Poi non dico niente di nuovo, basta guardare quello che è successo negli altri paesi, soprattutto in quelli anglosassoni. Se uno va a vedere cosa è successo in America negli ultimi 15 anni, l’attività formativa è un men…
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tantissimo e se uno oggi va a vedere i conti di queste grosse società case di 3c di scolastica come Pearson come McGraw-Hill eccetera vede che le loro reddittività sono cresciute negli ultimi 15 anni è ovvio perché aumentando questa necessità di formazione è chiaro che gli editori che fanno libri e testi per formare le persone non possono che avere un beneficio quindi questa la vedo
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una grande area di sviluppo per gli editori.
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mentre il magazine lo vedi solo digitale?
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Allora il magazine ormai qui non c’è più bisogno di fare previsioni. È talmente evidente quello che è successo, non negli ultimi due anni, ma negli ultimi 15 anni. È talmente evidente cos’è successo, quindi è cambiata col digitale la fruizione dei contenuti mentre uno prima per essere informato doveva andare a comprare un giornale o una
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minuto per minuto, secondo per secondo, appena viene un fatto non passano dieci secondi che tu lo sai, un accesso gratuito, un accesso che non ti obbliga spostamenti, molto facile, quindi tutto questo ha ridotto la necessità ledicole. 10-12 anni fa erano 38 mila e adesso saranno 23-24 mila, quindi per
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sotto altra forma.
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non è più il prodotto cartaceo ma sono i siti, sono quello che dai sotto altre forme ma queste altre forme necessitano di anche gli stessi contenuti ma di linguaggi diversi. Certo che è importante l’articolo di fondo, il commento di una notizia ma l’esigenza di tempestività nel dare la notizia cozza contro l’esigenza di scrivere un bel articolo e avevi tempo qualche ora per scriverlo
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devi darne in tempo reale, devi dare subito le immagini, quindi l’importante per chi fa questo mestiere è di avere professionalità che ti consentano di utilizzare questi…
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nuovi device, queste nuove modi di fruizione dei contenuti e sono completamente diverse. Prima c’era riunione di redazione dove uno parlava, diceva di cosa dovevi parlare, il direttore diceva scegliamo questo invece di quell’altro e tu hai o un giorno o quattro giorni per scrivere il pezzo. Adesso arrivano in redazione di una redazione digitale, vedono già quello che è successo.
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quello che la gente sta già vedendo e frequentando in tempo reale gli danno tutto quello che vuole ma nello spazio di pochi minuti. Quindi è un modo completamente diverso e per questo ci vogliono nuove professionalità che siano capaci di utilizzare questi nuovi strumenti.
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Non è che chi aveva delle strutture capace di fare dei periodici su carta poteva utilizzare le stesse persone per creare audience su nuovi siti. No, sono professionalità completamente diverse. Questo è stato la grande riuscita e chi non è stato all’altezza di questo ha pagato fortemente le conseguenze.
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Credo sia anche un po’ preoccupante questo meccanismo che non prevede il filtro editoriale e permette di divulgare informazioni spesso non veritiere che poi velocemente arrivano fino all’editore che vengono magari prese per vere proprio perché sono riconosciute da tutte come vere. Quindi non so se vedi un problema anche sociale.
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Hai perfettamente ragione, credo che questo sia un grosso problema, perché proprio per questa mancanza di filtri chiunque può dare delle notizie sui social network e arrivare a una vasta popolazione. Questo è il pericolo. Ed è per questo però che il brand da cui tu attivi
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tingi le informazioni, deve essere un brand che ha dimostrato credibilità, deve essere un brand credibile e forte e non andare su siti magari popolari su cui non c’è dietro una affidabilità della notizia. Oggi l’affidabilità della notizia è garantita da quel brand. Il rischio maggiore che abbiamo oggi è che grazie alla facilità di diffondere notizie si possono diffondere anche le fake news.
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che influenzano il comportamento d’acquisto e vabbè a una gravità di un certo tipo, ma influenzano l’opinione delle persone e quindi questo è sicuramente l’elemento per cui la gente deve essere sicuramente riuscita a capire che è una cosa che si può
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preoccupante creato da questa innovazione tecnologica e bisogna proteggerle e fare in modo di regolamentare. Qui non è una mancanza di libertà, qui è una capacità invece di regolamentare questa grande possibilità che abbiamo dell’accesso all’informazione, alle notizie. Tutti anche nel più sperduto paesino dell’Africa o dell’Oceania può accedere alle notizie. Quello che è importante adesso è la
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la credibilità di quelle informazioni.
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Concordo a pieno, credo che la regolamentazione non sia facile su questo argomento. L’altro grande tema e argomento di difesa è ovviamente aumentare il grado di cultura del pubblico, dove un editore sicuramente ha una grande responsabilità nel creare cittadini più consapevoli e con maggiore capacità di analisi critica. Quindi credo che l’editoria rientri tra i settori strategici per lo sviluppo di un paese, se sei d’accordo.
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Io sono non solo d’accordo, sono d’accordo al 100% su quello che hai detto, l’investimento nella cultura, nella formazione è l’investimento, stavo dicendo il più importante che una nazione può fare e sì lo dico è il più importante perché solo attraverso una popolazione formata, colta.
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capace di capire le situazioni, capire i fatti, tu puoi fare una crescita corretta, sia culturale che sociale che economica. Non è solo col denaro che tu fai la crescita di un paese. Guarda caso, i paesi che crescono di più sono anche i paesi che hanno investito nella formazione e nella cultura ed è questo uno delle cose grave che ha fatto.
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il governo italiano negli ultimi anni, disinvestire nella cultura. Questo è un grosso errore perché poi hai dei cittadini che non sono in grado di distinguere una notizia vera da una falsa, che non sono capaci di valutare una decisione dei nostri governanti. La cultura è fondamentale per la crescita di un paese.
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Beh considera Ernesto che questo nel nostro piccolo è il messaggio corale del nostro podcast perché tutti gli autori non fanno che insistere sull’importanza della formazione della nuova classe manageriale e poi a cascata di tutte le classi sociali più basse e ovviamente anche l’opportunità di diffondere messaggi costruttivi e culturalmente interessanti di qualità è sicuramente una strada che cerchiamo nel nostro piccolo di perseguire. Siamo quasi in chiusura quindi andremo velocemente
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Non potevo non considerare nei nuovi trend il self publishing. Che idea hai? Lo vedi una minaccia o un’opportunità? Proprio come flash Ernesto
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Io lo vedo un’opportunità, una minaccia? No, non la vedo perché il lavoro dell’editore non è solo quello di stampare un libro e poi distribuirlo. No, il lavoro di un editore è lo scoprire l’autore, il dialogare con lui, mettere appunto nel migliore dei modi un testo corretto.
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e quindi c’è tutto un lavoro di frequentazione di una squadra dietro che c’è nelle case di Trici che poi danno la possibilità di fare il libro nel segmento, nel settore.
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giusto, professionalità che possono aiutare anche l’autore a andare su una strada anziché un’altra e poi devi farlo arrivare alle persone. C’è bisogno di fare la copertina in un certo modo, c’è bisogno di distribuirlo e farlo vero, c’è bisogno di avere attività di marketing che servono sui social network. Insomma basta vedere che io non vedo i grandi autori che usano il self-publishing come si diceva prima, vedo piuttosto che alcuni autori che magari hanno avuto successo nel self-publishing
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poi passano in una casa editrice proprio per avere tutti quei servizi di cui ti ho appena parlato.
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Che bello Ernesto mi fa intravedere un futuro estremamente interessante con molta più capacità di accesso e di selezione e quindi di scelta del mondo culturale e della lettura e dei romanzi. Quindi io lo vedo con grande entusiasmo e ti ringrazio anche di tutte queste visioni così importanti e stimolanti che ci hai dato. Ma ti volevo chiedere, quale sono a tuo parere le figure professionali più richieste del settore oggi e nel prossimo futuro?
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Guarda, nel settore dei libri le figure sono sempre quelle classiche, fondamentale, basilare che sono gli editor. L’editor è la figura che sta più a contatto con l’autore, lo deve scoprire e quindi la capacità di leggere un libro e capire, qui c’è qualcosa, c’è qualcuno che sa narrare, che sa scrivere e sa prendere l’animo e l’interesse della gente. Questo è fondamentale. Era fondamentale allora, lo è adesso, lo sarà nel futuro.
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Intorno a queste persone ci sono tutte le professionalità di una casa editrice che sono il marketing che deve sfruttare il social network, oggi sono molto importanti. L’attività di promozione di un libro con il social network occorre delle tecniche, delle caratteristiche, prima non c’erano, adesso ci sono. Quindi, tutte queste professionalità devono essere adeguate.
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ha la capacità di sfruttare le nuove possibilità. Quindi tutte queste figure, dopodiché c’è la competenza del digitale. Oggi le professionalità del digitale, quindi quelli che sanno, conoscono questo mezzo, quindi sono nativi in quel settore lì, sono indispensabili in ogni attività, in ogni…
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business, dall’editoria alle automobili al business del food, della beauty, del lusso, indispensabile è un’innovazione è veramente come se quando è arrivato il motore a scoppio, certo ci vogliono la gente che sa guidare l’automobile, aggiustare il motore, curare le gomme, diverso da andare a cavallo con la carrozza, tutte queste professionalità sono oggi indispensabili.
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Che bello Ernesto, anche qui lo vedo veramente un messaggio estremamente stimolante, ma proprio per il carattere pratico del nostro podcast, che è quello anche di interagire con gli ascoltatori, come i nostri ascoltatori possono interagire con voi? Cioè stanno nascendo queste nuove figure di collaborazione, vista l’importanza nei social e la nuova figura dell’influencer. Come possono stimolare gli acquisti e entrare in collaborazione con voi?
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Guarda, oggi quello che tu hai detto è importante, è sempre stato importante, ma oggi ci sono quattro elementi per me fondamentali. Uno è mettere al centro la persona e quindi i bisogni. Oggi, se tu non hai un contenuto che è utile, che non crea la capacità di creare una comunità in cui uno si vede partecipato e coinvolto, e quindi con l’utilizzo di certi linguaggi, oggi tu non catturi l’attenzione delle persone.
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puoi creare, coinvolgere le persone una specie di experience quindi io partecipo dentro e ho un’esperienza nuova e l’innovazione quindi tu devi usare i postcards fondamentale poi gli assistenti vocali e anche l’intelligenza artificiale sono tutti…
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cose nuove che coinvolgono maggiormente il consumatore, che sia lettore o visitatore o telespettatore, questi sono elementi ancora in più importanti oggi, perché oggi non c’è solo la lettura ma tu devi proprio avvolgere il consumatore attraverso catturarlo
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offrendogli tante possibilità e lui è lì apposta e va proprio verso quelle forme di servizio che è capace di utilizzare tutte queste nuove innovazioni tecnologiche. Quello che stiamo facendo adesso è una di queste.
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Caro Ernesto, siamo giunti alla conclusione. Volevo chiederti qualcosa, mettendo da parte momentaneamente Ernesto Mauri, manager e andando sull’uomo. Quali sono stati i valori che ti hanno guidato fino ad oggi?
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Guarda, io sono nato in un piccolo paese nella provincia di Milano, esattamente a Vimarcate, e in questo paese quello che contava era la competenza e le capacità di fare le cose. Cioè…
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In questo paese, se tu volevi giocare nella squadra di calcio del paese, non dovevi essere figlio del sindaco o del medico, dovevi essere capace di giocare a calcio. Se tu al bar dove si andava e volevi giocare a carte, o eri capace o a biliardo, o eri capace di farlo, se no tu non giocavi. E io ho imparato frequentando sia l’oratorio, sia il bar, eccetera, e ho assistito delle
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l’operario, il dipendente criticava il modo di giocare del suo datore di lavoro intorno a un tavolo di scopone scientifico e alzati da quel tavolo riprendevano i ruoli che facevano. Quindi la competenza e il rispetto e il merito sono fondamentali, sono veramente due valori che io ho imparato proprio nella mia infanzia e ho cercato di seguire e adesso che ho tanti anni di esperienza
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bisogna valutare le persone per le capacità e le cose che fanno, senza andare a cercare altre forme di lusinga o di critica che non sia il merito e quindi merito e competenza sono fondamentali.
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Grazie Ernesto, spero sarai d’accordo che sono caratteristiche e valori molto apprezzati in un paese che cresce, perché in un paese che non cresce purtroppo queste caratteristiche passano un po’ in secondo piano perché si creano meno spazi. Quindi io mi auguro che ci sia quest’anno l’occasione che l’Italia meritava da tanto tempo e che l’industria editoriale sia una componente fondamentale nella crescita culturale e di valori che poi porterà tutti i benefici in termini anche di crescita economica.
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Siamo quindi giunti alle tre considerazioni conclusive, tre bullet point che vuoi che siano ricordate dai nostri ascoltatori e poi passiamo ai saluti finali.
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Quello che io credo che sono i bullet points sono proprio questo. Noi siamo in un momento di grande trasformazione, è veramente un momento unico nella storia e quando ci sono questi momenti di trasformazione ci sono sempre delle grandi opportunità, ma ricordiamocelo, anche tanta competitività. Cioè, ai miei tempi bastava uscire dall’università.
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e io avevo quasi sicuramente un posto di lavoro garantito. Oggi, eh no, non basta essere uscito dalla università, adesso devi formarti. Il competitive viene dalla Tailandia, viene dall’Etiopia, viene dalla Cina, e quindi devi essere più preparato rispetto agli altri. E allora, cos’è che è necessario?
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avere gli occhi sul mondo. Cioè, oggi c’è la possibilità di guardare cosa succede nel mondo e siccome avvengono tante cose, tante innovazioni, è importante essere curiosi. Guardare, guardare.
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informarsi. Poi l’altra cosa importante è pensare che la fortuna gioca un ruolo ma è secondario rispetto alla volontà e alla determinazione di raggiungere dei risultati. Questo è importantissimo e poi non bisogna mai accontentarsi, non bisogna mai dire ah beh ma è la situazione così, il settore in cui sono è stato toccato, non bisogna accontentarsi e avere voglia sempre di conoscere
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fondamentali per cavalcare questo momento storico nel miglioro dei modi.
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Ernesto siamo giunti ai saluti e ringraziamenti finali i nostri tre ringraziamenti vanno in primo ruogo ai nostri ascoltatori che ricordiamo possono
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continuamente te raggiare con noi e faremo del nostro meglio affinché questi episodi possano avere un’utilità e una capacità di collaborazione. Il secondo ringraziamento va ai tuoi collaboratori che mi hanno aiutato a rimpostare questa intervista e anche al mio team di collaboratori che permette di realizzare queste occasioni uniche di cultura econ Il terzo e il più grande ringraziamento, caro Ernesto, va a te per il tempo che ci hai dedicato, la tua passione, la tua energia,
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così importante per il settore editoriale ma anche per il sistema Paese nel suo complesso. A questo punto auguro buon lavoro da Vincenzo Marzetti e arrivederci al prossimo episodio.