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La storia di JP Morgan Asset Management in Italia e prospettive di evoluzione del settore.

Intervista a Lorenzo Alfieri, Country Manager

L’ospite che abbiamo il piacere di intervistare oggi è Lorenzo Alfieri, Country Manager di J.P. Morgan Asset Management in Italia.

Inizieremo con la storia della multinazionale americana di servizi finanziari, in particolare del business del risparmio gestito, per provare a comprendere meglio il suo ruolo in origine e come si stia adattando alle novità della tecnologia e delle varie innovazioni finanziarie.

Approfondiremo poi i vari strumenti finanziari, la loro evoluzione e l’incidenza sul mercato.
Inoltre, daremo consigli ai giovani che vogliano affacciarsi a questo mercato con le adeguate conoscenze e la giusta preparazione.

Come ultimi punti discuteremo quali siano le strategie di investimento più interessanti ad oggi e chiariremo la particolarità dell’impatto ESG di un portafoglio, in un episodio da non perdere.

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Buongiorno agli ascoltatori e benvenuti al podcast Inside Finance. Ho il piacere oggi di intervistare Lorenzo Alfieri. Lorenzo è entrato in JP Morgan Asset Management nel 1999 come Head of Sales for Retail nella sede di Milano, membro del Sales Focus Group e membro dello European Retail Distribution Group. Con trent’anni di esperienza nel settore asset management alle spalle, ha ricoperto in passato il ruolo di Head of Primary Market Issues presso l’Istituto Centrale di Banche Popolari Italiane.

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precedentemente il ruolo di head of corporate desk in capital markets presso il credito bergamasco e di head of foreign markets presso Citibank a Milano. Lorenzo Alfieri è oggi vice chairman del board of directors di Assogestioni e managing director country head di JP Morgan Asset Management in Italia dal 2012.

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Riguardo l’azienda, anche se non ha bisogno di presentazioni, da oltre 200 anni JP Morgan Chase & Co fornisce soluzioni innovative a grandi multinazionali e società in via di sviluppo, investitori istituzionali e persone fisiche che necessitano di capitale, analisi e strategie di investimento. JP Morgan Asset Management è la divisione di gestione del risparmio. Con i suoi 2300 miliardi di dollari di patrimonio in gestione, vanta una tradizione da oltre 150 anni da protagonista nei mercati finanziari.

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Nel corso del tempo, JP Morgan Asset Management è riuscita ad essere un’azienda innovatrice e pioniera, con una crescita costante e una presenza consolidata in tutti i continenti. Dispone di oltre 7.200 dipendenti distribuiti in più di 20 paesi nel continente americano, in Emea, Europa, Medio Oriente e Africa, e nella regione Asia Pacifico. Questo permette di avere una presenza locale integrata a livello globale, in tutte le principale aree economiche e fusi orari.

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Le conoscenze, l’esperienza e le risorse vengono condivise in tutto il mondo per offrire ai clienti una competenza sugli investimenti di portata davvero globale. In Italia è tra i maggiori gestori esteri con un patrimonio in gestione di oltre 44 miliardi di euro e offre un’ampia gamma di fondi comuni che spazia dall’obbligazionario europeo, statunitense e dei mercati emergenti e dall’azionario tradizionale ai fondi specializzati, bilanciati, flessibili e sostenibili.

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Su questo tema, attraverso il convolgimento e la collaborazione con clienti e molteplici organizzazioni, JPMorgan Asset Management è in continuo avanzamento nel lavoro di approfondimento e sviluppo delle migliori pratiche legate ai fattori ESG. Dal 2007 la società è tra i firmatari The Principle for Responsible Investments delle Nazioni Unite e si impegna a incorporare i fattori ESG nei processi di investimento dove questi siano determinanti e pertinenti.

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Benvenuto quindi a Lorenzo Alfieri e grazie per la tua partecipazione. Lorenzo, si è da poco concluso un 2020 caratterizzato da una crisi continuamente descritta come senza precedenti. Ma non credi che ogni crisi sia senza precedenti e anzi magari un’ottima occasione di ingresso per investitori a multipli molto più attraenti? Credi che gli investitori colgano queste opportunità o non c’è ancora la cultura adeguata?

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Buongiorno a tutti, innanzitutto. La domanda è molto centrata. In effetti nel 2020 abbiamo vissuto probabilmente una delle crisi finanziarie non solo più drammatiche, sicuramente degli ultimi decenni.

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Ma le crisi sappiamo sono anche molte volte delle opportunità, opportunità per ad esempio riposizionare i propri investimenti, opportunità per individuare nuove aree di investimento, nuovi scenari che si vengono ad aprire. Ricordo solo che ormai possiamo dire che nel 2020 a causa di questa crisi unica nel suo genere si sono andate ad affermare nuove aree di investimento e nuovi settori.

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tra tutti ad esempio la tecnologia e in qualche modo anche il settore healthcare, il settore della medicina e della protezione della salute. Quindi possiamo dire che effettivamente anche questa crisi ha creato nuove aree di investimento sicuramente molto interessanti e molto promettenti.

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Ecco, se gli investitori colgono queste opportunità, beh, direi che sicuramente abbiamo visto come gli investitori si siano avvicinati a queste aree di investimento che ho citato prima, però non va tralasciato il fatto che probabilmente ancora la cultura finanziaria, soprattutto per gli investitori diciamo più piccoli, per il singolo investitore, ancora molta strada deve essere fatta.

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Grazie Lorenzo, ma mi chiedevo, quanto conta la fidabilità percepita di un brand nella gestione del risparmio?

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Diciamo che il risparmio ovviamente è la cosa più importante che viene affidata dal cliente a operatori come noi. Quindi possiamo dire che non ci possono essere compromessi tra il gestore e il cliente. Il fattore più importante è proprio la fidabilità di chi raccoglie il risparmio ed è un elemento fondante anche della nostra attività.

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Ma ecco a questo punto raccontaci un po’ la storia di JP Morgan Asset Management in Italia e soprattutto degli anni d’oro del risparmio gestito. Perché mi chiedo cosa è cambiato dal 2008 in poi e vedi negli altri anni dei punti di svolta nel settore?

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Ma innanzitutto diciamo che JP Morgan è dal 1994.

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in Italia con la sua attività di gestione del risparmio. Quindi è da molto tempo che su questo palcoscenico italiano tante cose ovviamente sono assolutamente cambiate, c’è stata una trasformazione nel modo in cui si investe nei risparmi, l’attitudine degli investitori ad investire sui mercati finanziari. Abbiamo visto alcune crisi molto importanti, possiamo

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anche quella del 2011 e mai purtroppo ricorderemo anche quella del 2020. Ovviamente i cambiamenti portano sempre a delle svolte e anche nel settore ovviamente del risparmio gestito abbiamo visto tanti cambiamenti nei prodotti, nelle modalità con cui si investe sui mercati finanziari ma anche nelle modalità con cui ci si interfaccia con il cliente.

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Ma a tuo parere è cambiato anche nel tempo l’approccio e la cultura del rischio degli investitori? Hai trovato un’evoluzione in questo senso?

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Sicuramente l’approccio del risparmiatore è cambiato profondamente, mentre prima gli investimenti per così dire, i dinari non fatti, non si guardava più ai risultati e quindi non si metteva a mano per così dire al proprio portafoglio, oggi l’atteggiamento dell’investitore è completamente cambiato. C’è un processo molto approfondito del proprio patrimonio personale, si parla di pianificazione

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costruzione del proprio portafoglio in virtù delle proprie esigenze. Quindi si è spostato il baricentro da un baricentro che era fondato su, possiamo dire, il proprio patrimonio a un baricentro dove al centro degli interessi ci sono i propri bisogni futuri e quindi evidentemente diventa necessario e fondante anche avere una corretta pianificazione finanziaria.

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sulla pianificazione ritieni ancora fondamentale il ruolo del consulente oppure credi che anche la tecnologia è robotvisor e anche il trend di sviluppo degli investimenti privati tramite il trading online quindi non promossi tramite una rete, credi che possa essere sufficiente oppure ritieni che il fattore umano sia sempre determinante.

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Diciamo che il dibattito tra la tecnologia spinta e quindi, ad esempio, l’utilizzo di strumenti come il robotvisor da una parte e dall’altra il capitale umano, il consulente, il professionista, il banker, sono sicuramente elementi semplicemente di discussione. Alla fine ci deve essere sempre al centro il cliente e le proprie necessità. Questi quindi sono i punti fondamentali.

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Possiamo dire che quindi l’uomo deve prevalere sicuramente sulle macchine. Le macchine, i software, gli applicativi possono aiutare l’investitore e anche il professionista, ma non potranno mai scarzare evidentemente il ruolo che il consulente finanziario o il professionista dev’avere anche nella gestione del risparmio, anche nella gestione dei portafogli.

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Ma credi questo sia anche vero nel confronto tra gestione passive, TF, algoritmi di trading automatici e il ruolo attivo della gestione e quindi il valore attivo della componente umana dell’abilità gestionale del manager.

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No, riteniamo che la diatriba tra gestione attiva e gestione passiva non sussista. Esistono semplicemente prodotti, prodotti finanziari che devono servire allo scopo che ho detto all’inizio, cioè alla gestione del portafoglio in un’ottica di corretta pianificazione finanziaria che il cliente deve fare. Quindi di volta in volta possono essere utili i prodotti attivi, di volta in volta possono essere anche utili i prodotti passivi e in più delle volte probabilmente è utile utilizzare

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prodotti attivi e prodotti passivi.

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E hai notato altre evoluzioni nei prodotti, oltre insomma all’utilizzo della tecnologia che sia utilizzata in modo completo, oppure a supporto del gestore umano? Ma hai notato altri cambiamenti nei prodotti, delle evoluzioni in atto?

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ma io direi molto molto significativi, cambiamenti radicali, tanto che se guardiamo appunto agli ultimi trent’anni del mondo del risparmio gestito, sono stati completamente travolti i paradigmi. A disposizione dell’investitore ormai esistono meglio tanti prodotti, pensiamo ai multi assets, pensiamo alla possibilità di entrare su mercati

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degli investitori di raggiungere anche aree di investimento come le materie prime, le cosiddette commodities, ma anche vediamo ultimamente i bitcoin, quindi valute digitali e ultimamente il fatto che gli investitori, anche individuali, possono attingere all’enorme universo degli investimenti cosiddetti illiquidi. Quindi…

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riassumendo ormai la strumentazione è molto ampia e diversificata e questo è un beneficio fondamentale per l’investitore.

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sugli strumenti liquidi vuoi raccontarci qualcosa che hai notato come capacità di accesso strumenti prima non proprio alla portata di tutti?

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Ma ripeto l’investimento in liquido, gli alternativi liquidi, la possibilità di accedere alla private debt, alla private equity, alle infrastrutture, sono sicuramente delle alternative molto interessanti che sono a disposizione adesso anche dei clienti individuali. Ma non dimentichiamo una cosa molto importante. Innanzitutto.

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Acedere a questi mercati significa mettere perfettamente a conoscenza degli investitori quali sono i rischi che si corrono investendo su mercati molto particolari. E secondo luogo non ci dimentichiamo che è fondamentale specificare l’orizzonte temporale su cui vengono effettuati questi tipi di investimenti. Investimenti liquidi richiedono cioè un approccio temporale molto più lungo.

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5-7 anni. Ecco, direi che è molto importante ricordare questi due aspetti prima di portare l’investitore individuale ad avvicinarsi al mondo degli alternativi.

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Ti volevo chiedere qual è la chiave del successo di un grande brand dell’asset management e in particolare la chiave del successo di JP Morgan asset management

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Come dicevo prima nel mondo del risparmio gestito uno dei punti fondamentali è l’affidabilità del gestore, i soldi vengono di fatto affidati fiduciariamente al gestore. Quindi…

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Nel mondo del risparmio gestito, gli elementi più importanti sono la fidabilità, la trasparenza nelle modalità con cui vengono gestiti i portafolli, la vicinanza anche al cliente, l’immediatezza nell’informazione, l’innovazione, il rigore con cui vengono compiute queste cose. Sicuramente questi sono tutti elementi caratterizzanti un buon gestore, un gestore di successo e credo

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anche un po’ gli elementi che hanno caratterizzato JP Morgan Action Management in Italia e nel mondo in questi decenni.

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Ti volevo chiedere, essendo una società di investimento di manazione americana, vedi differenze di approccio tra i clienti italiani e quelli americani? E poi mi chiedo se vedi differenza anche con gli altri paesi europei.

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Ma questa è un’ottima domanda anche per rappresentare l’evoluzione in Italia del risparmio gestito. Sicuramente ripeto, 30 anni fa le modalità con cui gli investitori americani, i risparmiatori americani costruivano il portafoglio era enormemente diverso rispetto a quello degli italiani di un tempo. Poi possiamo dire che in effetti la rappresentazione del portafoglio anche in Italia ha avuto una forte evoluzione.

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Resta il fatto che negli Stati Uniti l’investimento prevalente è quello sul mercato azionario. In Italia ancora abbiamo una composizione media che vede il portafoglio azionario tra il 20 e il 30% e il 70% in obbligazioni. Ma ripeto, molto è stato fatto negli ultimi 10 anni, quindi questa differenza di approccio si è molto ridotta.

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Per quanto riguarda il mondo e il panorama europeo, anche in questo caso possiamo dire che in generale in Europa c’è una maggiore attenzione all’investimento obbligazionario rispetto agli Stati Uniti. Rimane l’Italia sicuramente uno dei paesi più cauti negli investimenti sui mercati finanziari, ma in generale sicuramente l’Europa si contraddistingue per una rilevante parte dei propri investimenti anche individuali verso il mondo obbligazionario.

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Stati Uniti dove sicuramente la componente azionaria è prevalente ed importante.

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Ma credi che questa diversa composizione del portafoglio sia derivante da un’attitudine al rischio differente oppure da una cultura magari non adeguata a specie negli investimenti di lungo periodo?

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Diciamo che sicuramente negli Stati Uniti e in parte nei paesi anglo-sassoni l’approccio all’investimento finanziario è diverso. Il concetto quindi di partecipare al capitale di impresa e alle vicende della crescita di un’azienda è molto forte sentita sia negli Stati Uniti che anche nel Regno Unito. E questa cultura si sta radicando molto lentamente ma direi in modo progressivo in Europa e anche in Italia.

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Ma credi che gli italiani abbiano spazio di crescere a livello culturale per poter effettuare degli investimenti più consapevoli? Vedi degli interventi in atto da parte delle istituzioni bancari oppure a livello governativo? Credi che siano adeguati? Oppure se proprio la JP Morgan Asset Management sta facendo qualcosa per contribuire ad aumentare la cultura finanziaria del pubblico?

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Diciamo che l’evoluzione culturale in Italia è stata molto significativa, a questo hanno contribuito sicuramente il sistema bancario, i professionisti del risparmio, ad esempio i consulenti, in parte anche le imprese di gestione italiane e straniere e in parte anche l’autorità. Ricordiamo che con la MIFI 2 ci sono state delle assunzioni di responsabilità molto maggiori che le autorità hanno voluto riconoscere agli attori dell’industria del risparmio

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gestito, ha testimonianza proprio di un salto di qualità, ponendo agli attori del sistema di informare in modo più trasparente, in modo più continuativo e a semplificare le modalità di comunicazione e di trasferimento dell’informazione tutto a vantaggio del cliente, dell’investitore, del risparmiatore che è diventato, diciamo, il nucleo centrale del sistema del risparmio.

18:10
Quindi sicuramente c’è stata una forte evoluzione, possiamo dire che però ancora molto, diciamo, può essere fatto. E per questo motivo, ad esempio, JP Morgan Asset Management è sempre in prima linea in un’attività di formazione e informazione molto capillare su tutte le reti distributive e tutte in intermediari finanziari in Italia.

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Senti, adesso ti voglio chiedere qualche informazione a titolo personale. Che cosa significa lavorare per un gruppo così grande e soprattutto quali sacrifici e soddisfazioni che può comportare?

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Chiaramente, lavorare in un grande gruppo internazionale e globale ha degli enormi vantaggi, poiché è possibile avere un tavolo di confronto quotidiano e una finestra sul mondo per sfruttare localmente tutte quelle che sono le iniziative, i progetti, i programmi che magari vengono realizzati o strutturati in altri paesi. Far parte di un grande gruppo permette evidentemente anche di avere una progettualità continua,

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continui di avere per così dire le spalle larghe quando ci sono delle crisi come ho citato quella del 2008, 2011, anche quella del 2020. Dall’altra parte forse probabilmente non bisogna dimenticare anche qualche aspetto diciamo di maggiore difficoltà quando ovviamente si è in un grande gruppo inevitabilmente bisogna scontare una minore pressività ed efficienza completamente compensata ovviamente dai benefici che ho citato all’inizio.

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Grazie Lorenzo. In uno degli episodi precedenti ho intervistato Roger Abravanel che è stato per tanti anni director di McKinsey. Ha pubblicato un libro recentemente che si chiama Aristocracia 2.0 e il messaggio fondamentale è quello che è il miglior investimento che un padre possa fare verso i figli è nella formazione.

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Ovviamente ha citato tutte le maggiori e più prestigiosi università internazionali come base di partenza di carriere brillanti che possano poi rendere delle personalità che veramente possono cambiare le cose. Ma che io sappia, anche la stessa banca al suo interno fa un processo di formazione molto molto evoluto e ti volevo chiedere, a tuo parere, la formazione interna della banca può in qualche modo sostituire quella di una business school?

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del processo di crescita dei vostri giovani all’interno della vostra realtà.

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Diciamo che la formazione universitaria rimane fondamentale ovviamente per lo studente e per ovviamente il futuro dell’individuo all’interno delle aziende, ad esempio all’interno di un’azienda come la nostra. Ricordiamo che non può bastare, quindi io credo che il ruolo…

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di un’organizzazione come la nostra, di un’azienda globale multinazionale come la nostra, sia proprio quella di garantire soprattutto ai giovani una continuità formativa anche durante l’attività lavorativa. Diciamo che questo è uno comunque degli elementi anche caratterizzanti, attività di JP Morgan con tutte le sue divisioni sui giovani. Quello che c’è quindi di creare opportunità di formazione attraverso corsi interne, attraverso

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ovviamente confronti con l’esterno formativi che permettono di completare il percorso universitario che comunque, ripeto, non potrà mai essere sufficiente per entrare a pieno regime anche nel mondo lavorativo.

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Che poi se non sbaglio non cercate solamente i talenti migliori in campo econ ma molte delle professionalità derivano anche dal laureate in fisica, in ingegneria gestionale, in matematica, in statistica. Ecco, non so se hai dei consigli per i giovani interessati a una realtà così importante come JP Morgan.

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Devo dire che negli ultimi anni, in modo molto interessante, c’è stata anche nel settore bancario, non solo in JP Morgan, una notevole diversificazione. Quindi quello che posso dire è che sicuramente entrare in grandi organizzazioni finanziarie come JP Morgan non è legato solo e unicamente come in passato a determinati tipi di percorsi

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nella banca o in un’organizzazione finanziaria come la nostra, ma adesso effettivamente c’è spazio anche per una multidisciplinarità, per esempio ingegneri, data science, filosofi, quindi si è aperto un mondo diverso, multiculturale, con esperienze diversificate, tendenti tutte ovviamente allo stesso obiettivo.

23:09
Grazie Lorenzo, ma mi chiedo, suggeriresti ai giovani lo stesso approccio al settore finanziario di 20 o 30 anni fa, oppure che differenze vedi oggi?

23:21
Ho detto durante questa intervista che i cambiamenti degli ultimi 20-30 anni sono stati molto importanti. Sicuramente oggi il mondo del risparmio gestito ma in generale il mondo della finanza è molto più complesso, molto più articolato. Avvicinarsi comunque a questo mondo significa sicuramente doversi avvicinare cercando di continuare ad informarsi.

23:47
più possibile, approfondire il più possibile, non seguire le mode, perché evidentemente solo cercando di capire i reali meccanismi sottostanti, anche i mercati finanziari, si potrà secondo me avere un’ottima carriera, un ottimo futuro anche in un mercato e in un mondo che come dicevo prima è diventato molto più complesso.

24:11
Grazie Lorenzo, adesso torniamo anche a parlare di asset management, ma vista la grande attenzione che dedichiamo ai giovani, volevo farti un’ultima domanda su questo tema. Cosa faresti se fossi uscito oggi dall’università?

24:25
Il mondo è cambiato radicalmente. Probabilmente due aspetti sono, a mio parere, molto interessanti, due angoli. Probabilmente l’analisi dei big data e dall’altra, invece, guardare alla green economy e a tutti i fattori legati ai cambiamenti che forzatamente la nostra società dovrà sopportare, subire nei prossimi anni proprio per uniformarsi a queste nuove dinamiche.

24:55
Grazie Lorenzo, quindi torniamo al mercato dell’asset management. Che previsioni hai per il prossimo futuro, soprattutto riguardo la distribuzione? E volevo chiederti se credi nella consulenza Fioli anche in Italia.

25:10
Per quanto riguarda un po’ il futuro della distribuzione, un po’ anche sarà per quanto riguarda il futuro della gestione del risparmio, vediamo due dinamiche. Da una parte sicuramente ci sarà una razionalizzazione.

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quindi una concentrazione probabilmente verso reti distributive più grandi e dall’altra parte nintie quindi piccole reti distributive che si caratterizzano per specifiche aree di intervento. Quindi diciamo che questo è un po’ gli elementi che stanno caratterizzando oggi le dinamiche ma che saranno anche così nei prossimi anni. Per quanto riguarda il discorso del Pioli ma

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a pagamento. Come ho detto l’attività consulenziale è uno degli elementi più importanti. Non ha tanto importanza come viene poi remunerata questa consulenza, l’importante è che sia una consulenza professionale, consapevole, efficiente e trasparente. Poi ci penserà al mercato a selezionare i migliori consulenzi. Non credo che sarà invece il metodo di pagamento che farà questo tipo di selezione.

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Comunque sarei d’accordo che la rete commerciale gioca un ruolo primario nella promozione di strumenti finanziari anche sotto il profilo commissionale. Ma mi chiedevo, così come si prevede di acquistare tra qualche anno anche un’automobile online? I grandi marchi del lusso stanno uscendo dalle piattaforme come Amazon per attirare i clienti direttamente. Credi sarà possibile anche con i fondi comuni, un futuro in cui il cliente va sul sito, per esempio, di JP Morgan Asset Management e sottoscriva uno dei vostri fondi.

26:56
no? Però mi chiedo, non credi che la sottoscrizione a distanza sia ancora poco percepita dai risparmiatori?

27:05
Ripeto, l’importante è porre sempre al centro dell’attenzione il cliente con le sue esigenze, con le sue necessità e bisogna che queste esigenze vengono in ogni modo risolute.

27:16
L’investimento in fondi può essere fatto in qualsiasi modo, ma l’importante è che il risparmiatore sia consapevole esattamente di ciò che sta andando a comprare, delle caratteristiche del prodotto, dell’adeguatezza dell’investimento che sta facendo. Per questo motivo credo che per talune tipologie di strumenti e probabilmente i fondi di investimento rientrano tra queste, l’importanza del professionista rimane e rimarrà probabilmente centrale.

27:46
Ti volevo chiedere, ma qual è il ruolo della tecnologia oggi e come vedi gli sviluppi tecnologici del settore nei prossimi anni?

27:57
Il ruolo della tecnologia nella nostra industria è diventato fondamentale, si sono ormai implementate tutta una serie di metodologie sfruttando proprio l’innovazione tecnologica. Ad esempio noi utilizziamo…

28:13
dati che derivano dalle carte di credito per valutare e analizzare le modalità con cui i consumatori nel percorso durante il progredire degli anni fanno per consumare. In questo modo noi ci facciamo un’idea molto chiara di come varie categorie di persone con anzianità diversa spendono i propri soldi. Questo ci permette di costruire dei prodotti finanziari che siano perfettamente in linea con le caratteristiche del consumatore che anche all’investitore.

28:43
Questo è semplicemente un piccolo esempio per far capire come l’innovazione tecnologica ci permette di analizzare una mole di dati fino a pochi anni fa impensabile per costruire e rispondere meglio alle esigenze dell’investitore che poi infine deconti il nostro cliente.

29:02
Grazie Lorenzo, sono molto curioso di questi sviluppi che poi…

29:05
credo siano molto veloci, li vedremo a breve. Ma l’altro grande tema è la distinzione storica tra asset management tradizionale e alternativo. Alternativo è una categoria piuttosto ampia, io intendo in questa sede private equity, venture capital, in genere gli investimenti in economia reale. Credi che l’asset management tradizionale e alternativo saranno più vicini nel prossimo futuro e magari credi che saranno accessibili a tutti e non solo agli investitori professionali?

29:34
Diciamo che l’evoluzione finanziaria degli ultimi trent’anni in effetti ha portato a una maggiore vicinanza tra investimenti tradizionali e investimenti alternativi e anche chi ovviamente svolge questa attività. Rimane il fatto che c’è spazio sicuramente anche per i cosiddetti specialisti e credo appunto che soprattutto nell’area degli investimenti alternativi boutique e società di gestione

30:04
troveranno il modo di esprimersi al meglio. Per quanto riguarda invece l’investitore finale, come dicevo prima, una delle più interessanti evoluzioni sui mercati finanziari è stato proprio quello di permettere agli investitori finali anche di attingere a un mondo quello degli investimenti alternativi che per molto tempo è stato percluso.

30:28
Grazie Lorenzo, a questo punto mi è venuta una curiosità ma quali sono a tuo parere le strategie di investimento più interessanti oggi e se hai qualche strategia particolare da raccontarci?

30:41
Ma direi che l’evoluzione appunto che ho citato dell’industria permette sicuramente oggi di gestire in modo diverso, in modo più sofisticato se così vogliamo dire, i propri portafogli. Io credo che oggi come oggi ci sono interessanti strategie ad esempio che investono su temi settoriali, molto interessanti devo dire anche queste nuove strategie di investimento che guardano allo sostenibile.

31:11
in vari settori industriali, sociali e non solo e infine diciamo che anche l’evoluzione dei fondi passivi che sono in continua trasformazione e miglioramento sia un altro area che troverà ancora maggiore utilizzo ed evoluzione nei prossimi anni. Concludo con il mondo degli alternativi. In un mondo ovviamente di tassi tendenzialmente molto bassi e che avremo per

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che è sempre più accessibile a tutti, è un’altra area che credo troverà un notevole sviluppo nei prossimi anni.

31:51
Ma una curiosità riguardo gli investimenti ISG e quindi sostenibili che sono sicuramente il grande tema di quest’anno, non mi è chiaro se attualmente è presente una normativa o una best practice o qualche elemento che dia degli elementi oggettivi sull’impatto ISG di un portafoglio. Tu hai qualche aggiornamento su questo? Nel senso è ancora un ambito non ben definito oppure ci sono dei chiari indicatori sull’impatto ISG di determinati portafogli?

32:23
Diciamo che il mondo ESG, il mondo sostenibile, è una classe di investimento molto recente. I regolatori stanno mettendo mano proprio a tutta una serie di future e più rigide regolamentazioni. Siamo in un processo in divenire, quindi possiamo dire che su questo fronte i lavori sono in corso. Probabilmente nell’arco di qualche anno anche questo settore sarà perfettamente regolamentato.

32:53
l’investitore finale. E anche con impatti insomma notevoli sul pianeta, la sostenibilità, eccetera, penso che sia un augurio che facciamo di essere veloci alle istituzioni di definire bene queste componenti che determinano un portafoglio ISG compliant e quindi anche tutto il seguito che ne comporta.

33:13
A questo punto Lorenzo siamo giunti alle considerazioni conclusive. Normalmente diamo la possibilità al relatore di lasciare due tre messaggi riepilogativi da mantenere nella memoria dei nostri ascoltatori. Ti va di darcene?

33:30
Innanzitutto, ripeto, il mondo del risparmio gestito sicuramente è un mondo che ha avuto una forte evoluzione, una trasformazione che mette oggi a disposizione del cliente finale un numero di investimenti, potenziali investimenti di prodotti superiori rispetto al passato.

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Il secondo punto molto importante è che il sistema maggiormente regolamentato è più trasparente, più solido. Lo abbiamo visto, ad esempio, durante la parte iniziale del 2020, la crisi finanziaria pandemica che ha solo colpito marginalmente l’industria del risparmio gestito.

34:09
Il terzo punto più importante è sicuramente che i regolatori e l’industria hanno posto attraverso tutta una serie di regolamentazioni l’investitore al centro di questo universo di riferimento. Quindi sono stati, diventano anzi.

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fondamentali tutti gli elementi che portano al rispetto delle esigenze del cliente finale. Quindi ritroviamo alla fine sicuramente un percorso di crescita ma anche di maturità dell’intera industria a favore del soggetto principale che rimane il risparmiatore.

34:44
Caro Lorenzo, grazie mille, siamo arrivati alla fine della nostra intervista, quindi un grazie sentito da parte mia e da parte dei nostri ascoltatori per aver condiviso le tue esperienze, le tue visioni e importanti spunti di riflessione per il prossimo futuro di un settore così importante per i risparmiatori, ma anche per lo sviluppo del sistema Paese Internazionale nel suo insieme. Grazie quindi molte per la tua partecipazione, un saluto e buon lavoro.

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