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La storia di Fineco e il futuro del digital banking in Italia.

Intervista ad Alessandro Foti, Amministratore Delegato FinecoBank

L’ospite di oggi è Alessandro Foti, Amministratore Delegato e Direttore Generale di FinecoBank.

FinecoBank S.p.A., ci spiegherà Foti, nel corso degli anni si è adattata abilmente alle esigenze del mercato ed è così diventata una delle più importanti banche Fintech indipendenti in Europa , che offre servizi di banking, credit, trading e investimento, accessibili da un unico conto.

Modulando le parole del Relatore, è diventata “il punto di atterraggio naturale per chiunque cerchi delle soluzioni finanziarie a 360 gradi, sofisticate e molto trasparenti”.

Fineco propone uno dei servizi brokerage più utilizzati in Europa, e dispone di uno dei più importanti network di consulenti finanziari.

Capiremo insieme come anche le crisi finanziarie, se bene sfruttate, possano rivelarsi delle grandi opportunità di crescita.

Chiariremo poi insieme il significato di FinTech, di cui Fineco è una delle più importanti banche in Europa. I servizi e le piattaforme di consulenza sono sviluppati in-house con tecnologie innovative, finalizzate a rendere l’esperienza dei clienti semplice e naturale, su tutti i canali.

Infine chiuderemo con i rituali consigli per i giovani e fissando i bullet point di una chiacchierata da non perdere.

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Buongiorno agli ascoltatori e benvenuti al podcast Inside Finance. Ho il piacere oggi di intervistare Alessandro Foti. Laureato con l’Ode nel 1984 in economia e commercio alle Università Luigi Bocconi di Milano, inizia la sua carriera professionale nella direzione finanziaria di IBM nel 1985 e nel 1989 entra a far parte di FINEKO Holding SPA, con la responsabilità del mercato dei capitali. Nel decennio successivo si susseguono le tappe di una rapida carriera.

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Nell’ottobre 1999, diviene membro del consiglio di amministrazione di Fineco Bank e nel 2000 gli viene conferito l’incarico di amministratore delegato, a cui si aggiunge nel 2014, anno di quotazione della banca, la nomina di direttore generale. Sempre nel 2014 diventa consigliere vicepresidente di Astoreti e fino a ottobre 2020 membro del consiglio di amministrazione di Borsa Italiana SPA. E’ stato nominato per tre anni consecutivi nel 2017, 2018 e 2019

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da institutional investor migliore CEO in Europa nel settore bancario, nella categoria small and mid cap. Da novembre 2018 è inoltre membro del Consiglio di amministrazione dell’Università Bocconi di Milano. Riguardo l’azienda, anche se non ha bisogno di presentazioni, Fineco è nata nel 1999 e da oltre vent’anni punta sull’offerta di un servizio dove tecnologia e digitalizzazione viaggiano affiancate alla componente umana.

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All’inizio del millennio, quando era difficile immaginare l’evoluzione che avrebbe attraversato il settore finanziario, lancia il primo servizio di trading online rivolto ai piccoli investitori, insieme a un conto corrente online e al primo deposito remunerato in Italia. Quella che sarebbe diventata la principale fintech europea offriva già un servizio bancario completamente digitale, in un momento in cui il posizionamento geografico delle filiali era considerato il principale strumento di sviluppo degli istituti di credito.

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Nel corso degli anni affianca, a soluzioni tecnologiche all’avanguardia, sviluppate internamente da una divisione IT che conta oggi oltre il 20% dei dipendenti, una rete di consulenti finanziari. Nel 2008 la fusione con quella di Xelion rappresenterà l’operazione più grande mai realizzata in Italia in questo settore e darà vita a una delle principali reti italiane.

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Si completa così un modello di business ancora oggi unico in Europa, che coniuga un unico conto per i servizi di banking, credit, trading e investimento, con un grande network di consulenti finanziari. Un modello che si è affermato come leader nel brokerage in Europa e tra le realtà più importanti nel private banking in Italia, con servizi di consulenza evoluti e altamente personalizzati. Dal 2014 Fineco quotata il FTSE MIB e dal 2019, con l’uscita del gruppo Unicredit,

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una public company indipendente, diventata la terza banca del Paese per capitalizzazione. Dal 2017 è anche attiva nel Regno Unito, con un’offerta focalizzata sui servizi di brokerage, di banking e di investimento. L’anno successivo è stata costituita Fineco Asset Management, una fabbrica prodotto per lo sviluppo di soluzioni di investimento realizzata in partnership con i migliori gestori internazionali, caratterizzata dagli stessi tre pilastri della casa madre. Efficienza, tecnologia e trasparenza.

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Una storia di crescita rapida segnata da un DNA altamente tecnologico, che oggi con oltre 1.300.000 clienti e oltre 6 miliardi di euro di raccolta netta nei primi 9 mesi del 2020, colloca Fineco tra le realtà più solide e innovative nel panorama finanziario internazionale.

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Benvenuto quindi ad Alessandro Foti e grazie per la tua partecipazione. Alessandro si è concluso da poco un 2020 caratterizzato da una crisi continuamente descritta come senza precedenti. Ma non credi che ogni crisi sia senza precedenti e che si siano presentate anche delle ottime occasioni di ingresso in mercati finanziari con multipli molto più attraenti? Ma mi chiedo, gli investitori nella vostra piattaforma colgono queste opportunità o non c’è ancora la cultura adeguata?

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Tutte le crisi sono molto diverse tra di loro ma nello stesso tempo molto simili, perché hanno quelle caratteristiche che le rendono simili sono prima di tutto che hanno un inizio e una fine e secondo che spesso e volentieri sono il più grande catalizzatore per gli sviluppi successivi del mondo. Nella maggior parte dei casi i grandi salti in tema di sviluppo del mondo li fa come risposta delle grandi crisi. Questo è stato nel passato e questa è stata anche la storia recente. E per definizione siccome noi sappiamo che l’economia del

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quasi per forza gravitazionale tra una crisi e l’altra che cresce, è evidente che quando ci sono queste crisi sono un po’ come quando ci sono i saldi nei negozi, è l’occasione per comprare a prezzi molto più convenienti. Questa crisi è stata particolarmente paradigmatica da questo punto di vista perché a differenza di altre crisi del passato la reazione, la risposta che è avvenuto dal sistema, parlo degli interventi delle banche centrali, dei governi, tutto è stata di una tale

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naturalmente il rimbalzo è stato violentissimo. Quindi sicuramente ha creato delle opportunità di investimento straordinarie dove quindi, venendo alla seconda parte della domanda, per coglierle quello che è stato fondamentale ed è essere diciamo estremamente ben connessi, quindi avere accesso a piattaforme molto ben funzionanti, la digitalizzazione e tutto, hanno sicuramente dato la possibilità di interagire in tempo reale con quello che stava avvenendo e questo ha creato sicuramente dei grandi opportunità.

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I nostri clienti sicuramente…

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molti di loro ne hanno beneficiato perché sono stati in grado di tempestivamente intervenire sul mercato, approfittando di questa grande occasione, ma soprattutto la piattaforma tecnologica in sinergia con quello che l’ho operato dei nostri consulenti finanziari ha permesso di gestire un processo di investimento ancora meglio articolato e ben sodato. Quindi questa crisi si è rivelata una straordinaria opportunità per chi ha avuto la capacità di coglierla e sicuramente una piattaforma come la nostra ha dato questa opportunità

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che noi stiamo esprimendo in questi mesi sono li a dimostrarlo. Grazie molte, caro Alessandro, ma volevo chiederti, non so se sei d’accordo che il pubblico normalmente effettua delle analisi molto molto accurate magari per comprare un nuovo telefonino informandosi bene su tutte le funzionalità facendo paragoni, andando a ricercare informazioni, eccetera eccetera, ma non vedo lo stesso approccio nella gestione del risparmio.

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Credi che ci sia ancora un gap culturale nell’approccio agli investimenti? E cosa fa? Fin eco e quindi la vostra piattaforma per accrescere la cultura dei risparmiatori.

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Vincenzo, tu stai toccando un punto che mi sta particolarmente a cuore, perché gli italiani sono, sembra quasi che soffrono di una specie di disturbo bipolare. Perché da una parte sono i più accaniti ricercatori della convenienza assoluta, penso al caso della telefonia mobile. L’Italia è il paese, quello che viene finito in gergo, uno dei cerni più elevati della clientela, cioè dove la clientela cambia più spesso proprio provider telefonico. E questo viene fatto con l’obiettivo magari di risparmiare i 10 euro.

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vede una differenza sostanziale nelle spame a 10 euro ma anche da chi.

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ovviamente risparmiare o meno 10 euro non gli cambia assolutamente niente. Oppure un altro esempio è quello della surroga dei mutui, dove magari noi assistiamo al caso di clienti che surrogano per risparmiare magari anche qui poche decine di euro su quello che è il mutuo che vanno a pagare. Perché per carità io non sto dicendo che non debba essere fatto, però nello stesso tempo poi quando veniamo ai risparmi spesso o volentieri c’è il totale assoluto disinteresse. Allora io porto solo un numero, gli italiani hanno 4,5 triglioni di ricchezza finanziaria,

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miliardi che sono relativi alle partecipazioni finanziarie degli imprenditori, circa un trillion di fondi pensione, TFR e tutto, rimangono circa 2,6 trillion. Ecco, immaginiamo che se gli italiani, con un approccio un belino più attento,

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recuperassero un 1% di rendimento all’anno, vorrebbe dire un effetto ricchezza annuale di circa 26 miliardi di euro. Stiamo parlando di una finanziaria tutti gli anni. Se poi facciamo la capitalizzazione composta di questi 26 miliardi sui prossimi 10 anni, viene fuori una cifra che sfiora i 300 miliardi di euro, che quindi fa impallidire il porto del recovery fund, di cui stiamo parlando tantissimo. E quindi sicuramente questo è un grandissimo punto d’attenzione.

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abbiamo fatto proprio di questo nostro posizionamento, che è un posizionamento finalizzato a educare i clienti, a renderli consapevoli che la gestione del proprio denaro deve essere fatta in maniera molto più efficiente, è uno dei nostri principali punti di attenzione. Quindi possiamo sicuramente dire che il cliente fineco è un cliente che è progressivamente evoluto, che sta avendo sempre di più un approccio corretto e moderno con la gestione del proprio risparmio. Quindi a livello del nostro Paese parliamo di tantissime emergenze, quella a cui tu hai fatto riferimento,

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è una delle emergenze più importanti, perché stiamo parlando di cifre che sono assolutamente incredibili.

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Grazie Alessandro, poi credo che quell’1% di rendimento a cui ti riferivi non è sempre facile da cogliere a tassi di mercato così bassi. È anche vero però che probabilmente ti riferivi a un 1% di rendimento derivante magari da un risparmio di costi, quindi anche lì il fattore culturale incide in maniera significativa e poi ecco magari torniamo sull’argomento anche perché credo che dia molto valore al ruolo del consulente nel rapporto di fiducia che ha con i

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affidano a lui. Ma volevo chiederti prima di entrare nel merito di questi aspetti che io sappia fineco è famosa per la sua piattaforma di trading ma non credo sia l’unico business a cui vi riferite. Puoi raccontarci un po’ meglio dell’attività di fineco e cosa offre ai risparmiatori o se avete anche altre categorie di clienti

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La storia di Finnecco è una storia che parte alla fine del 1999. Noi effettivamente partiamo come i cosiddetti first mover su quello che è l’online broker. Praticamente abbiamo realizzato che la compravendita di azioni e di obbligazioni che fino a quel momento veniva fatta fisicamente, con l’arrivo di internet si creava l’opportunità per farlo in maniera completamente molto più efficiente, molto moderna e con anche una grande convenience per i clienti. Quindi noi velocemente siamo diventati il proprattore di riferimento. A tutt’oggi Finnecco è la piattaforma di riferimento.

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Teniamo presente che Finnecco controlla quasi il 28% del totale dei volumi scambiati sulla borsa italiana, considerando anche i volumi istituzionali. Noi abbiamo soltanto clientele a retail, questo dà un po’ l’idea della dimensione del nostro business. Quindi per tanto tempo noi siamo stati vittime, io la chiamo della sindrome di George Clooney. Ci ricordiamo che George Clooney ha avuto inizialmente un grandissimo successo con quella serie con i medici, con l’I.R. e tutto. Quindi per tanto tempo quando uno pensava a George Clooney se lo immaginava col kamis,

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poi in realtà Giorg Lunni è emerso come essere uno straordinario atore. Ecco, noi per tanto tempo quando si pensava a Finneco si pensava a un’azienda che faceva trading online e banca diretta. Nel frattempo noi siamo cambiati profondamente, siamo evoluti, abbiamo capito che l’online brokerage da solo non era in grado di soddisfare le esigenze dei clienti, quindi abbiamo agganciato le piattaforme di banking e poi soprattutto abbiamo capito che se volevamo veramente venire incontro alle esigenze e investimenti dei nostri clienti, bisognava andare verso un concetto di multicanalità. Quindi a

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le piattaforme tecnologiche, quello che si chiama il Human Touch.

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i nostri consulenti finanziari. Quindi è nato questo modello straordinario dove tecnologia e componenti umani vanno a braccia. Quindi noi siamo cambiati tantissimo nel corso del tempo, quindi siamo diventati di fatto il punto d’atterraggio naturale per chiunque cerchi delle soluzioni finanziarie a 360 gradi, sofisticate e molto trasparenti. Però i pilastri su cui abbiamo costruito l’azienda nel tempo non sono mai cambiati. I tre pilastri sono un’attenzione maniacale all’efficienza operativa, prima che essere una banca e una società di

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attenzione all’innovazione, quindi ogni volta che c’è un trend che riteniamo possa cambiare la struttura del mercato, delle abitudini dei consumatori, ci posizioniamo in anticipo. Terzo, molto fondamentale, sempre grandissima trasparenza e rispetto del cliente, perché alla fine essere delle persone per bene è anche un grandissimo affare. Queste sono un pochino, in poche parole, la sintesi della storia di Fineco.

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Grazie Alessandro ma volevo chiederti riguardo l’approccio e la cultura del rischio degli investitori, hai notato che è cambiato qualcosa dal 99 oggi anche nell’analisi di questi trend di mercato, vedi risparmiatori più evoluti con esigenze più sofisticate, cosa hai visto che è cambiato nel tempo all’approccio al trading online e alle altre esigenze di digital banking?

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Per quel che riguarda l’approccio al rischio, innanzitutto è molto importante considerare che quando si parla di rischio complessivo gioco un ruolo molto rilevante il contesto regolamentale. Bisogna dire che il sistema italiano e il sistema europeo si sono sempre caratterizzati per un approccio estremamente rigoroso. Quindi noi ci siamo trovati a operare in un contesto di grande attenzione. Banalmente quando recentemente abbiamo visto i recenti eventi, ci hanno visto coinvolti titoli negli Stati Uniti, piattaforme come Robinhood.

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In Italia non sarebbero mai potuti accadere perché per esempio noi abbiamo dei vincoli molto stretti su quello che riguarda il target market. Cioè noi non possiamo offrire servizi per esempio di trading, anche sofisticati a chiunque apre il conto. Dobbiamo verificare ex ante che il cliente abbia le caratteristiche, le conoscenze, la consapevolezza adeguata. Lo stesso vale per anche tutta la parte degli investimenti, dove comunque le due ondate di Mifiduno, Mifidua hanno introdotto.

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l’interesse dei clienti ma anche dell’industria. In questo tipo di approccio noi come azienda abbiamo sempre avuto il nostro concetto di dire io non devo vendere un prodotto a un cliente, io devo risolvergli, devo trovargli una soluzione ai suoi problemi.

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Tipicamente il nostro approccio è ci sediamo al tavolo con un cliente, la prima cosa che gli domandiamo è perché sta risparmiando, perché questa è la prima domanda a cui bisogna dare risposta. Da questo derivano chiaramente quelli che sono i suoi obiettivi, gli orizzonti temporali, dopodiché li mettiamo sul tavolo quegli obiettivi relativi agli orizzonti temporali come possono essere raggiunti, mettendo sul tavolo quello che è il concetto base della finanza, alti rendimenti alti rischi, bassi rischi bassi rendimenti.

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Dopodiché il cliente che decide sulla base delle sue esigenze il suo appetito per il rischio e tutto dove posizionarsi. Ecco questo è un approccio che funziona benissimo e sicuramente quello che stiamo osservando è che il processo di maturazione, diciamo la consapevolezza che non ci sono i famosi pranzi gratis sul mercato, dove quindi se io voglio avere degli alti ritorni, devo accettare dei grandi rischi, della grande volatilità e viceversa, è un qualcosa che progressivamente si sta sempre di più diffondendo tra i risparmiatori italiani, anche penso grazie sfortunatamente

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una serie di incidenti che sono capitati nel passato e tutto. A volte fa più la pratica della grammatica, cioè quando vuole dire uno fa una cattiva esperienza da questa poi. Però siamo di fronte a una fase di grande evoluzione del mercato italiano, quindi di maturazione dei risparmiatori.

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Concordo che quello che non uccide era forza, quindi l’evoluzione in atto anche normativa sicuramente è un grande aiuto nello sviluppo consapevole del mercato ma ti volevo chiedere invece sui prodotti che evoluzioni hai notato? cioè i clienti percepiscono ancora il valore umano attivo della gestione o preferiscono questo trend di sviluppo degli algoritmi, gestioni passive, TF, robot wise e via discorrendo.

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Secondo me quello che puntano a dare della questione che c’è, chiaramente noi potremmo star qui a discutere per un sacco di tempo se è meglio comprare un fondo passivo che costa molto poco oppure provare a scommettere sulla capacità di un gestore attivo di sovraperformare il mercato accettando di pagare di più. Quindi penso che questo è un dibattito che potrebbe andare avanti per ore e tutto. In realtà, mettiamo anche di assumere che la migliore soluzione sia quella di comprare un fondo passivo che costa poco.

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chiaramente non è sempre questo il caso, ma in realtà rimane irrisolto un punto. Poi alla fine qualunque prodotto io scelgo, che sia un fondo attivo, un fondo passivo, rappresenta un mattone nella costruzione della mia casa. Quindi se io ho lì anche il mattone che ritengo che sia il più conveniente, quello che ha il rapporto qualità prezzo migliore, però poi dopo mi rimane il problema che il mattone lo devo usare per costruire questa casa. Quindi a meno che io sia un capomastro, architetto e tutto, quindi la consulenza alla fine in realtà si svolge in questo ambito.

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qualcuno a fianco che prendendo quelli che sono i migliori matoni disponibili sul mercato mi aiuti a costruire questa casa. Io se devo costruire una casa vado dall’architetto che me la sa progettare, non vado in internet e provo a meno. Io non andrei a abitare in una casa costruita da me stesso prendendo le informazioni che trovo nella rete. E quindi questo è un dibattito che potrebbe avere anche un pochino più di senso negli Stati Uniti. Se un investito sul mercato americano

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si compra un’indice americano, più o meno, ma noi viviamo in Italia, viviamo in Europa, abbiamo un contesto completamente diverso e quindi la costruzione di un portafoglio che si è in grado di dare delle risposte ai miei obiettivi di lungo periodo non può prescindere da un concetto di consulenza. E quindi poi dopo quello che sono i mattoni da utilizzare, benissimo, molto importante tutto ma non è questo il punto basilare della questione.

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Ma mi viene in mente, immagino che lo sviluppo del trading online sia derivante anche dal fatto che alcuni clienti si sentono più bravi dei gestori o dei consulenti professionali. Non so se avete visibilità su questo, se pensi che sia un problema, un’opportunità per il business del trading online.

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Ma dunque, innanzitutto, io più che chiamarlo trading online, lo identifico come un fenomeno in cui la combinazione di due fenomeni, uno, l’esplosione della digitalizzazione, perché non dobbiamo dimenticare che questo è un aspetto che ci stiamo un pochino persi per strada. Il Paese ha fatto un salto quantico in quella direzione. Il famoso gap digitale che avevamo, non dico che sia stato completamente coperto, però io immagino, non so, dal nonno che ormai si è abituato a parlare, dialogare tre volte al giorno via FaceTime con il nipote.

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è certo che la tecnologia è molto meno difficile da usare, è molto più facile e gli rende la vita molto più facile e non ci rinuncia, perché deve rinunciare a vedere tre volte al giorno suo nipote quando prima magari lo vedeva una volta al mese. Quindi abbiamo un humus tecnologico digitale che è esploso e in più dall’altra parte c’è questa crescente consapevolezza che i propri risparmi devono essere gestiti in maniera più proattiva. Perché? Perché in un contesto dove la generazione di reddito viene vista come più incerta,

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il proprio futuro. E quindi stiamo assistendo a un fenomeno che è un fenomeno di, noi li chiamiamo nel nostro ambito, una crescente popolazione di investitori attivi. Cioè è in atto una fascinante specie di sovrapposizione tra il mondo degli investimenti e il mondo del trading, che non sono dicotomici. Perché ormai è abbastanza usuale, che tra l’altro è un qualcosa che in paesi come gli Stati Uniti è già avvenuto da tempo, cioè è abbastanza usuale trovare un cliente che ha magari un’ottima relazione con un consulente finanziario con cui pianificano investimenti, però nello stesso

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parte del suo patrimonio ama magari interagire direttamente con il mercato. E questo è un trend che secondo me è destinato a crescere ulteriormente, proprio perché i due mondi tenderanno sempre di più a essere insimbiosi. Quindi penso che alla fine sarà una grande opportunità di crescita, perché con l’interazione con il directa con i mercati i clienti capiranno più facilmente che per pianificare sul lungo periodo bisogna avere un approccio magari un pochino più strutturato e allo stesso tempo comunque porta all’interno di tutta l’industria molta più trasparenza e consapevolezza.

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a fine questo è un fatto molto positivo per tutti.

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Concordo che la gestione di una parte del portafoglio personalmente e una parte più consistente dedicata ad un investitore professionale possa anche risolvere un po’ quel tema della gestione del rischio gestore, quindi avere più differenti e maggiore consapevolezza e minore grado di rischio della gestione. Ma volevo chiederti riguardo l’evoluzione tecnologica violenta che abbiamo avuto nello scorso anno, credi che siamo pronti per lo sviluppo tecnologico in atto o vedi dei problemi nel digital banking per clienti

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tecnologicamente ancora poco evoluti.

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Ma dunque i problemi che abbiamo sul tavolo in questo momento ci sono dei problemi di tipo macro, infrastrutturali. Non dimentichiamo che il nostro Paese ha sviluppato nel dibattito come creare una rete unica e come portare connessioni a banda larga in tutto il Paese. Quindi questo sicuramente è un qualche cosa che io mi auguro che con i dibattiti che sono in corso, Recovery Fund e tutto, subisca una grandissima accelerazione. Perché adesso senza fare nomi e cognomi di Paese e tutto

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hanno accesso a delle connessioni adeguate. Quindi questo è un qualcosa che sicuramente andrà risolto velocemente, ma questo trascende un pochino l’aspetto della finanza digitale, un pochino anche più a livello di sistema. Però questo a livello poi del digital banking abbiamo sicuramente un grosso problema che riguarda il sistema bancario tradizionale. Il sistema bancario tradizionale è un sistema bancario che è seduto sull’egasy. Se noi andiamo a vedere le infrastrutture di molte delle banche tradizionali, hanno

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agli anni 70, linguaggi come il COBOL utilizzato per le applicazioni Core. Quindi stiamo parlando di linguaggi che di nuovo risalgono agli anni 70, un po’ come se noi adesso stessimo parlando in latino o greco antico. Primamente ci capiremo, ma il motivo per cui il latino o il greco antico si sono estinti. Ecco, quindi il sistema bancario tradizionale è intrappolato in questo processo in cui deve chiaramente ammodernare le proprie infrastrutture, un processo che non è semplice, non è banale, non avviene domani mattina. E poi è ancora

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di servizio, perché parliamo di istituzioni che per tantissimi anni ancora oggi lavorano col concetto della qui c’è la filiale e i clienti ruotano intorno alla filiale, mentre ormai siamo in una dimensione completamente capovolta, dove quindi devi interagire con i clienti senza costrizioni di tipo spazio temporale. Per cui Fineco è esattamente una realtà perfettamente immersa in questo tipo di dimensioni, questo è il motivo per cui stiamo crescendo così tanto, però se guardiamo il sistema nel suo complesso vedo due punti di attenzione, quello più globale infrastrutturale

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e l’altro che si chiama bancario ha di fronte a sé un percorso estremamente complesso e molto sfidante per darle le risposte che i clienti poi si aspettano.

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sarai d’accordo che i paesi agnoloassassoni sicuramente fanno da traino nella locomotiva tecnologica nell’evoluzione finanziaria e anche nei prodotti e nei servizi ma volevo chiederti in europa trovi che ci siano dei paesi più avanti di noi nella finanza digitale e poi volevo chiederti se proprio l’annullamento della barriera fisica possa creare dei nuovi spazi per l’espansione di fineco negli altri paesi europei senza la necessità di dover stabilire delle sedi fisse?

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Allora, in Europa abbiamo il privilegio di avere alcuni paesi che non solo sono molto più avanzati degli altri, ma anche che sono i più avanzati a livello mondiale. I primi paesi a cui penso sono i paesi nordici. Cioè, i paesi nordici, appunto, sono paesi che hanno fatto di necessità virtù. Quando tu vivi in un paese come la Svezia, dove durante l’inverno…

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magari il paese più vicino è a 30 chilometri, ci sono tre metri di neve e magari venti sotto zero è evidente che la digitalizzazione diventa quasi imperativa. Io penso al caso paesi nordici, sono quelli che da tantissimo tempo, per esempio, sono molto avanzati sulla tele radiologia, la medicina a distanza e tutto così. E quindi sì, posto ci sono esempi dove la digitalizzazione della finanza è molto più avanzata che in Italia.

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però devo dire che grazie anche a questo shock che ancora stiamo vivendo, il paese sta recuperando velocemente. Quindi da questo punto di vista sono molto fiducioso. Riguardo all’altra domanda, sì, noi stiamo già andando all’estero, abbiamo cominciato ad approcciare l’Inghilterra, che è un mercato molto interessante, perché è un mercato molto grande e molto ricco, anche incredibilmente competitivo, perché forse è uno dei mercati più competitivi. Però questo è uno svantaggio, ma anche un vantaggio, perché quando un mercato è molto competitivo è anche molto razionale. Quindi se tu sei in grado di dare, se sei

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clienti per esempio, ottimi servizi con una grandissima convenience, la risposta è immediata. Mentre per esempio c’è un paese, l’Italia è un paese dove ancora la componente relazionale è molto più importante e infatti noi adesso quello che stiamo vedendo, proprio questa è una storia delle ultime settimane, stiamo assistendo a una forte accelerazione del nostro business in Inghilterra. Perché?

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Ci è voluto un po’ di tempo per farci conoscere, però il fatto di essere capaci di offrire dei servizi assolutamente di livello straordinario e con una convenience che non ha paragoni, ci sta cominciando a dare delle grandi soddisfazioni. La base è stata proprio quella di fare leva sulle nostre infrastrutture locali. Noi serviamo i clienti inglesi dall’Italia con le nostre strutture, quindi al 100% delle nostre strutture italiane. Questo ci permette di avere delle economie di scala fantastiche e soprattutto di garantire

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che stiamo garantendo in Italia. Quindi sicuramente questa è una strada per noi molto promettente e ritengo estremamente probabile che una volta che il UK sarà ben up and running, sicuramente guarderemo qualche altro paese relativamente a breve.

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molto interessante e grazie alessandro credo insomma che sia uno spunto valido non solo per il banking ma per tutti i settori digitalizzati ma volevo chiederti a livello di sicurezza vedi che il mercato si sta evolvendo cioè ritieni che sia effettivamente sicuro la in banking e quali a tuo parere le maggiori sfide per il prossimo futuro

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Dico sempre che il mondo è sempre fatto da guardie ai ladri. Questo fa parte della storia del mondo e quindi sempre sarà così. C’è sempre qualcuno che cerca di approfittarsi della situazione. Quindi semplicemente che adesso, a mano che il mondo diventa più digitale, vediamo che progressivamente c’è un decremento, per esempio delle rapine in banca, cose di questo genere, e aumenta il tentativo di altri tipi di rapine, che a questo punto diventano digitali. Quindi da questo punto di vista non vedo delle grandi differenze. Non è che è diventato un mondo più in sicuro, semplicemente sono cambiate delle sfide.

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sicuro. Io complessivamente direi assolutamente sì. È chiaro che poi i media per definizione il loro mestiere è quello di fare audience, quindi non c’è migliore notizia di una cattiva notizia e quindi nessuno mi verrà a dire che oggi tutti gli aerei sono atterrati e decollati senza incidenti. Mi verranno a dire quando capita, quella volta che capita che cade un aereo. Per cui ogni giorno ci sono miliardi e miliardi di transazioni e tutto che vanno assolutamente a buon fine. C’è un mondo che ogni tanto può capitare qualche piccolo problema, che secondo me

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Questo non vuol dire che non sia un punto di attenzione, perché come dicevo, comunque quando parliamo dell’industria del lacking, stiamo parlando di un’industria molto aggressiva, molto avvoluta, perché chiaramente… E quindi qui quello che entra in campo poi sono le capacità dei singoli operatori di essere particolarmente efficaci, cioè di riuscire a mantenere in equilibrio l’esigenza di essere molto sicuri senza però creare una brutta esperienza al cliente, perché è chiaro che faccio un esempio del mondo fisico. Se io per proteggimi dalle rapine in banca trasformo la filiale in una fortezza in cui

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e neanche il cliente, sì nessuno è entrato nella filiale però poi il cliente non riesce neanche lui ad entrare in filiale. Lo stesso vale per la parte tecnologica, bisogna trovare il giusto equilibrio. È evidente che per esempio noi da questo punto di vista essendo una società di tecnologia, quindi gestendo in prima persona direttamente le nostre infrastrutture siamo facilitati in questo perché più io ho servizi dati in outsourcing all’esterno e più ho possibili punti di rottura perché ho delle componenti che non controllo direttamente.

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come dire, in un motore quello che non c’è non si rompe. Quindi più il motore è semplice e quindi un’infrastruttura gestita direttamente da noi è sicuramente più semplice e più gestibile. E quindi questo è un pochino la nostra visione. Quindi il discorso della cyber security è un discorso che diventerà sempre più importante, nella misura in cui le banche diventano sempre più digitali, però non è che i criminali ci sono e ci saranno sempre e sempre di più cercheranno di intervenire dal puntista digitale piuttosto che fisico, però non vedo però complessivamente un mondo molto sicuro secondo me.

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che poi credo che gran parte di quei pochissimi casi, parliamo di 0,00% rispetto alle transazioni che hai citato, che avvengono ogni giorno in totale sicurezza, derivano spesso da un’incuria o una distrazione da parte del cliente. Quindi magari rispetto all’esempio che hai citato, delle rapine in banca, in questo caso le chiavi della banca ce l’ha anche il cliente stesso e si pone anche insomma il problema appunto anche qui della cultura finanziaria e comunque digitale dei clienti.

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particolare il problema ma vedo che ci sono grandi evoluzioni in atto e io personalmente insomma credo che il livello di sicurezza sia estremamente adeguato ma volevo chiederti abbiamo accennato alla storia di fineco dalla partenza fino ai giorni nostri ma volevo chiederti in particolare la tua avventura quando comincia in fineco quali sono state le maggiori difficoltà che hai potuto affrontare e cosa hai potuto imparare in questi anni

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Io sono laureato in economia, ho laureato alla Bocconi e quindi di per sé in partenza non avevo delle grandi competenze tecnologiche. Poi però il mio primo lavoro sono andato a lavorare all’IBM dove la finanza e tecnologia andavano a bracetto e quindi come buona norma ho fatto una specie di full immersion da quella che è la componente tecnologica e tutto.

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Questo per me è stato un background fondamentale perché mi ha fatto fare un’evoluzione su quel lato che poi è stata fondamentale nell’esperienza successiva. Poi ho avuto un’esperienza in Montedison, quando Montedison era ancora una multinazionale molto importante conglomerato, dove ho avuto la possibilità di occuparmi del coordinamento finanziario della Tesoreria.

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Quindi sono riuscito a mettere insieme le due anime con due esperienze molto formative di tecnologia e di finanza e a questo punto è partita poi l’avventura fineco che inizialmente parte come un’avventura che però non ha niente a che vedere con la dimensione che ha adesso perché era un’attività prevalentemente rivolta al mercato istituzionale. Poi arriviamo verso la fine degli anni 90 e ci rendiamo conto che guardandoci in giro il mondo stava cambiando, quindi avevamo un’azienda che per carità stava facendo delle ottime

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più grande prospettiva di crescita. Allora abbiamo detto, ma proviamo a vedere che cosa possiamo fare di diverso. Ci siamo accorti che ricordiamoci che 1994 quando arriva ufficialmente Inter.

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La fine degli anni 90 è quando Internet diventa qualcosa che diventa sfruttabile da buttista del business. E lì non abbiamo fatto altro che guardare un po’. Mi ricordo che abbiamo passato un po’ di tempo negli Stati Uniti, abbiamo visto che stava avvenendo una rivoluzione e abbiamo detto perché non farla anche in Italia? Abbiamo individuato una società californiana che era specializzata in fornire soluzioni di gergo tecnico di bassa randevue, quindi gestione dei dati. E abbiamo detto, beh, ma questa piattaforma può benissimo essere utilizzata anche per gestire…

32:03

ordini di trading e li abbiamo convinti a sviluppare in quella direzione. Siamo partiti e quindi questo è stato un po’ l’inizio dell’avventura. Quindi anche qui è stata molto simile, molto coerente, nella prima domanda che mi hai fatto. Noi siamo partiti dal cercare di risolvere quello che era

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momento di crisi ci siamo accorti che noi non crescevamo più facendo un certo tipo di business e abbiamo dovuto fare qualcosa di diverso e quindi abbiamo guardato in giro e alla fine questa piccola crisi si è rivelata una gigantesca opportunità che ci ha portato a esplorare un mondo che poi è il mondo che ci ha permesso di fare quello che abbiamo fatto fino ad adesso. Grazie Alessandro ma volevo chiederti abbiamo citato in precedenza l’importante ruolo del consulente quindi del rapporto fiduciario

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basato anche sulla considerazione che abbiamo fatto che gli italiani spesso conoscono meglio i telefonini rispetto alla cultura finanziaria. Volevo chiederti quanto è importante questo rapporto, pensi che si vada evolvendo in qualche direzione e le tue idee riguardo al trend della consulenza Fionly e quindi per i nostri ascoltatori la consulenza Parcelli che quindi vede il consulente più vicino a un professionista tipo che ha un dipendente o collaboratore della banca. Se ho spiegato bene, dimmi tu…

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Alessandro

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perfettamente chiaro. Allora, come ho già avuto modo nella parte iniziale della nostra chiacchierata, penso che s’apparsi evidente come la figura del consulente finanziario è assolutamente centrale, fondamentale. Ho detto prima che la gestione del patrimonio di un cliente è come la costruzione di una casa dove io ho bisogno di un architetto.

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Quindi, in sostanzialmente, c’è bisogno di qualcuno che capisca appunto, che faccia emergere chiaramente quelle che sono le motivazioni che portano a risparmiare gli obiettivi, soprattutto come evolvono nel tempo, perché la vita delle persone non è lineare. Cioè, la vita, ci sono mille eventi che la possono cambiare. Uno può sposarsi, divorziare, avere un figlio, oppure cominciare un altro lavoro e tutto. Quindi, ecco, questo porta a tutta una serie di necessità di ricalibrazione in quello che è la gestione del portafoglio. E quindi il consulente diventa chiave, fondamentale, torna alla figura dell’architetto.

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io devo costruire una casa, devo continuare a farle evoldere, ho bisogno di questo architetto.

34:10

quello che diventerà fondamentale e questa figura evolva di pari passo con la tecnologia. Penso che uno dei tratti distintivi di Finneco sia quello dove, fin dall’inizio, tecnologia e componenti umane sono state messe insieme. Io personalmente non credo al concetto del cosiddetto robot advising puro, ma esattamente per i motivi dicevo prima, perché il robot advising puro può funzionare se assumiamo che il mondo in cui viviamo è lineare, che i mercati siano lineari, che i ritorni attesi siano in linea con i modelli, che le perdite attese più o meno quello, ma sappiamo che

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che non è così. Ci abbiamo visto a marzo del 2020, siamo usciti completamente da ogni scala di riferimento.

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Lì come reagisce un risparmiatore di fronte a un qualcosa che fa saltare completamente i riferimenti di qualunque tipo di modello. E’ lì che diventa fondamentale un’interazione con qualcuno che sia il mio architetto. Dice, caspita mi è caduto un meteorite sulla casa, cosa facciamo? Beh bisogna ricostruire, rifare il tetto e tutto. E il secondo parlavo sempre della non-illinealità della vita delle persone. Io faccio un bel piano di investimento così, poi in un certo punto la mia vita viene completamente stravolta o in bene o in peggio da qualche evento, devo di nuovo tornare dall’architetto.

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Per quel che riguarda la Consulenza Fee Only, questo è stato uno dei nostri più grossi cavalli di battaglia. La Consulenza Fee Only, ricordiamo che il paese che è più avanzato da questo punto di vista è l’Inghilterra, che qualche anno fa ha introdotto il concetto, la cosiddetta RDR, che hanno vietato la possibilità per gli intermediari di ricevere una…

35:35

retrocessioni dalle società di gestione utilizzate per i portafogli dei clienti, e esplicitare in maniera trasparente al cliente le commissioni. Io sono un professionista, tornando al concetto dell’architetto, io sono l’architetto e per costruirti la casa questa è la mia parcella, e rispetto all’architetto che dice guarda ti faccio la casa gratis e poi mi faccio dare quello che mi serve e me lo faccio retrocedere dalla presa di costruzioni che costruisce la casa. Ecco questo è un pochino. Quindi a noi siamo stati i primi sul mercato nel 2008,

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Abbiamo un servizio che si chiama Advice che è un servizio che è il punto di riferimento del mercato per il concetto di Fioli. È un servizio molto apprezzato dalla clientela, soprattutto di fascia alta, che è molto attento a questi aspetti e soprattutto è un servizio che, come potete capire, toglie qualunque tipo di conflitto di interesse, perché noi cosa facciamo? In questo servizio tutto quello che riceviamo come retrocessione dalle case di investimento lo restituiamo al cliente.

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e quindi a noi quello che rimane è semplicemente la parcella. Diciamo, guarda, per costruire questo portafoglio questo è il mio prezzo. E il cliente in grado di valutare dice, sì, questo è un prezzo che io accetto di pagare per questo servizio, esattamente come quando vado dall’architetto, dal commercialista, lui mi dice, guarda, se per farti la dichiarazione di erediti, questa è la mia parcella e io poi dopodiché decido se quello è un prezzo che… Ecco, quindi sicuramente è un approccio molto evoluto, molto trasparente, qui fine, noi abbiamo parecchi miliardi di euro gestiti in questa modalità

37:00

crediamo molto.

37:03

Sicuramente anche un approccio che può essere apprezzato da clienti, anche qui torniamo sul tema, che abbiano la cultura adeguata alle tematiche di natura finanziaria. Mattivolo chiede secondo te c’è qualche intervento di policy making che potrebbe contribuire allo sviluppo del settore anche alla soddisfazione dei clienti e quindi alla crescita del benessere della collettività?

37:28

Ma io non credo tantissimo quelli che sono interventi dall’alto che cambiano il sistema. Cioè il sistema cambia attraverso la progressiva presa di coscienza dei risparmiatori. Di nuovo, sta dando i recenti eventi estremamente dolorosi che ancora stiamo vivendo per assurdo e si stanno portando dietro come dividendo, stanno agendo da gigantesco catalizzatore per far fare questo salto, chiamiamolo culturale, al paese anche dal punto di vista finanziario.

37:58

di base, per esempio in paesi anglosassoni, soprattutto penso all’Inghilterra, vengono introdotte come materie di educazione, quelle che riguardano quelli che sono i concetti di base dell’economia domestica. Secondo me questo sarebbe un qualcosa da fare, cioè insegnare ai nostri figli così che se spendo più di quello che guadagno, questo crea un problema che poi deve essere finanziato e gestito, penso che siano concetti che possono sembrare molto terra a terra ma molto importanti. Quindi introdurre nell’educazione delle giovani generazioni,

38:28

proprio basilari di economia domestica secondo me sarebbe estremamente importante. Forse per esempio renderebbe più facile spiegare ai nostri concittadini perché per esempio il debito pubblico se va oltre certi livelli può diventare un problema.

38:42

sì sono completamente d’accordo e sarà un processo lento ma inevitabile e volevo chiederti sempre a livello macro come sta andando il tasso di risparmio nel senso hai citato dei numeri molto importanti di stock di risparmio che probabilmente deriverà dagli anni passati e da grandi accumuli di ricchezze oggi sono vent’anni che l’economia cresce poco diciamo così e volevo chiederti ma qual è il trend del tasso di risparmio? credi che ci possa essere

39:12

cumulo di risparmio oppure sarà un lento deperimento dello stock importante che è tra i maggioni in Europa.

39:21

Storicamente gli italiani sono sempre stati dei grandissimi risparmiatori, proprio ce l’hanno proprio nel DNA come nella loro cultura. Noi siamo un paese di industrializzazione recente, quindi siamo un paese che viene da delle profonde radici contadine, quindi sappiamo benissimo che il contadino per definizione è cauto, perché sa che il raccolto potrebbe essere messo in discussione da mille eventi che lui non controlla. Quindi siamo una società che ha questo nel DNA e questo abbiamo sempre avuto un tasso di risparmio elevato, che poi progressivamente nel tempo è andato a scendere per i motivi

39:51

facevi riferimento alla scarsa crescita, così che però è rimasto sempre interessante. Quindi recentemente questo tasso di risparmio è esploso, è arrivato a sfiorare il 20%, che è un dato che non si vedeva penso da parecchi decenni. È esploso anche soprattutto per motivi che sono anche in un certo senso patologici, perché dall’altra parte c’è stato il crollo dei consumi, il ritardo di alcune spese, il fatto di essere più cauti e tutto. Quindi ritengo che una volta passato

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continuare a rimanere su livelli molto interessanti. Quindi la risposta è l’Italia ha accumulato uno stock di risparmio gigantesco che ne fanno dei paesi più ricchi al mondo. Noi abbiamo il più alto rapporto tra reddito disponibile e ricchezza disponibile. Cioè gli italiani se facciamo il rapporto tra quello che è il reddito medio e la ricchezza disponibile c’è un rapporto di 1 a 8, che penso che sia il più alto al mondo. Quindi abbiamo questo gigantesco stock di risparmio che comunque continuerà a crescere anche dopo che questo

40:47

di esplosione del tasso di risparmio guidato dagli eventi recenti sarà riassorbito, per cui il risparmio nel suo complesso tra lo stock e il risparmio tra il stock è un’altra cosa.

40:55

tra la continua crisi di questo stock rimarrà uno dei principali punti di forza del paese, per quello che diventa assolutamente fondamentale che gli italiani evolvano da questo punto di vista, perché noi usiamo sempre un grafico che è abbastanza scioccante per i nostri clienti. Facciamo vedere negli ultimi vent’anni che cosa è successo. Ipotizziamo che ci siano due fratelli che hanno avuto in eredità 100 euro ciascuno, e quindi è il periodo così. Uno li ha lasciati sul conto corrente, perché è terrorizzato, spaventato da tutte le disgrazie che sono nel frattempo

41:25

capitate e l’altro ha detto ma io penso che comunque su lungo periodo l’economia del mondo cresce e le ha investite sull’economia del mondo. Abbiamo preso il Morgan Stanley World. Bene, il primo fratello si è trovato solo per l’effetto di capitalizzazione composta dell’inflazione, il suo patrimonio ridotto del teme di potere d’acquisto del 34%. Vuol dire che i 100 euro sono diventati i 66. L’altro ha visto tra una crisi e l’altra, abbiamo avuto crisi spaventose 2000, 2008, anche recente così, ha visto una crescita del 600%, quindi si ritrova con 700 euro.

41:55

Quindi capite che la differenza tra provarsi con 700 euro partendo da 100 e invece con 66 è la differenza tra diventare benestanti e tornare poveri. Ecco, quindi adesso io non voglio dire che domani mattina gli italiani diventano, però capiamo che questo stock di risparmio incredibile, se finalmente non viene gestito in maniera un pochino più moderna e efficiente, rischia di essere buttato al vento, cioè una gigantesca distruzione di ricchezza potenziale. E quindi il rischio che su un orizzonte temporale neanche tanto lungo un paese che ha tutta la possibilità di essere un paese ricco.

42:23

anche grazie a questo risparmio, invece diventi un paese povero perché gestisce malissimo le proprie risorse. Quindi per noi la nostra battaglia anche proprio ideologica è tutto, è quello di spiegare ai nostri clienti che l’ultima cosa che devono fare è di lasciare sul conto una montata di liquidità che sia in eccesso di quelle che sono le spese prevedibili e ragionevoli che devono fare. Il resto deve essere investito, altrimenti questi poi sono i risultati.

42:49

Concordo a pieno, nel senso lo stock di risparmio potrà solo aumentare con l’effetto di capiterizzazione e qui entra in gioco la cultura finanziaria che fa capire che un approccio a rischio di lungo periodo è preferibile che i soldi sotto il materasso che perdono valori d’acquisto con l’inflazione e allo stesso tempo anche la crescita. Fino al 92 l’Italia era quarto

43:10

paese al mondo per crescita, mi pare che fosse dal 4% la crescita medianoa, ci siamo dimenticati da tanto tempo di questi tassi, speriamo che l’attuale crisi sia un po’ una scossa in quella direzione. Senti, volevo chiederti sul fintech, si dice spesso che il fintech sia un’alternativa al banking, quando voi venite a tutti gli effetti definiti la maggiore fintech italiana, ci puoi chiarire meglio questo aspetto? E per gli ascoltatori il fintech

43:40

alla finanza, che spesso è un processo di disintermediazione bancaria nell’errogazione di prestiti e finanziamenti, ma è anche una terminologia che abbraccia tanti argomenti come le criptovalute e i pagamenti. Non so se condividi nella descrizione il fintech. Ecco, spiegaci un po’ questa particolarità.

44:02

Sempre con l’obiettivo di rendere le cose il più semplici possibile, provo a dare una definizione di quello che è fintech, che poi ci accorgiamo in qualcosa di molto più semplice di quanto si possa immaginare. Allora, fintech cosa vuol dire?

44:14

Cosa fanno le società che usate fintech? Fanno quello che le banche dovrebbero fare e che non riescono a fare semplicemente perché sono inefficienti dal punto di vista tecnologico, molto banalmente. Non è che le fintech facciano delle cose particolarmente straordinarie, innovative, semplicemente fanno questo. E in particolare su cui le fintech sono molto forti sono nella gestione dei dati. Probabilmente quello che non è ben conosciuto è che le banche spesso quando si parla di dati…

44:39

Big Data, si pensa ai social media e tutto così. Ma in realtà le banche sono possessori del maggior ammontare di dati sulle persone che esistano sulla faccia della terra. Cioè non c’è nessun’altra organizzazione che abbia una maggiore profondità di dati che le banche, perché le banche conoscono dei loro clienti teoricamente tutto. Dove vivono, quanto guadagnano, come spendono, dove spendono, che relazioni hanno, anche cosa fanno durante la loro vita, quali viaggi, quali quali, insomma, hanno quantità di forza. Ecco, il problema che torniamo al famoso punto che abbiamo toccato prima.

45:09

bottista tecnologico e molto inefficiente. Chiaro che se io sono seduto su un’infrastruttura che risala agli anni 70 con linguaggi tipo il cobol, che non erano gli anni 70 il concetto di real time, big data non si sapeva neanche cosa fossero. Quindi i linguaggi erano chiaramente… è chiaro che questo cosa ha generato, che le banche come hanno reagito questo. Chiaramente cambiare l’infrastruttura, il cuore dell’infrastruttura è complicatissimo come ho detto prima. Quindi hanno reagito creando quello che è stato un po’ gli anni fa il b*****.

45:38

l’amministratore delegato del Banco Bibai Vizcaglia ha definito le spaghetti platforms. Io non so perché ogni volta che c’è un pasticcio si pensa a qualcosa che fa riferimento all’Italia, però va bene. Comunque, spaghetti platform che sono praticamente, immaginiamo che c’è questa infrastruttura datata e sopra gli metto tutti gli strati della roba nuova. Però è chiaro che viene fuori un disastro, perché ogni volta che io devo cambiare qualcosa, cercare i dati, diventa un incubo da un punto di vista dei costi tecnologico e tutto. E allora qui entrano in campo le fintech che dicono non preoccuparti,

46:08

Per te è così. Perché noi siamo una fintech? Perché di fatto Finneco nasce prima di tutto come società di tecnologia, poi diventa banca. Quindi questo problema non ce l’abbiamo. Quindi tutto quello che normalmente è evoluto, si può pensare di dare a un cliente, lo facciamo direttamente noi. Quindi sostanzialmente questo è un pochino per semplificare il concetto delle fintech. È chiaro che è un fenomeno che penso che continuerà a crescere, perché come dicevo prima, il processo di ammodernamento del sistema bancario tradizionale sarà estremamente

46:38

fenomeno che è destinato a continuare.

46:42

Credo che oltre al dinamismo, la velocità delle fintech e la capacità di analizzare i dati, la digitalizzazione, un grande ruolo sia anche recuperto dalle strutture di costo meno pesanti rispetto alla banca che offrono migliori condizioni ai clienti e ai risparmiatori. Ma volevo chiederti, molte banche a livello internazionale stanno facendo degli accordi con le società di fintech perché le vedono come un’opportunità rispetto a vederle come una minaccia, perché effettivamente sono soluzioni efficienti per poter servire determinati aspetti di esigenza.

47:12

della clientela. Credi che Finneco possa essere aperta a delle collaborazioni, immagino nel Direct Landing, nel Receivables, tutto quel tema che è in grande espansione? Oppure credi che non ci sia spazio e sia un settore concorrenziale?

47:29

Torniamo al discorso di prima. Quando una banca tradizionale fa un accordo con una fintech, di fatto perché ha abdicato a fare direttamente lei un certo tipo di attività di processo, perché ritiene che sia troppo complesso. Però questo è un percorso che non è in dolore, perché chiaramente la fintech non è un’ente di beneficenza. Quindi è chiaro che la banca magari risolve chiavi in mano un suo problema, però allo stesso tempo rinuncia a una marginalità che chiaramente avrebbe potuto mantenere all’interno se fosse stato in grado di avere quelle soluzioni tecnologiche adeguate.

47:59

La risposta è che molte banche sono costrette a fare di necessità virtù, quindi di fronte all’impossibilità di mettere in piedi certi tipi di servizi, sono costrette ad andare in una certa direzione. Però deve essere chiaro che questo è un percorso estremamente costoso, perché nel nostro caso, noi come dicevamo prima, noi di fatto siamo una fintech, perché noi sviluppiamo e gestiamo direttamente le nostre infrastrutture tecnologiche e quindi, nell’estra grande parte dei casi, quello che ci serve, che riteniamo utile di dovere offrire a nostri clienti lo sviluppiamo direttamente noi.

48:29

di rimanere molto efficienti sulla catena del valore. Cioè non siamo costretti a dividere con qualcun altro quello che sono la nostra marginalità. Quindi discorso molto molto semplice e banale. Per quel che riguarda il Direct Landing, Direct Landing è un receivable, noi lavoriamo 100% con clientele, retail, quindi non è un’attività che per noi è di interesse.

48:51

Ok, grazie Alessandro, credo che siamo in un periodo molto interessante sotto il profilo dello sviluppo del mercato finanziario. Stiamo a vedere i grandi cambiamenti in atto che sicuramente Finneco sta accogliendo pienamente. Ma volevo chiederti, l’asset management tradizionale è quello alternativo, inteso come private equity, venture capital…

49:11

In genere gli investimenti in economia reale che sono un po’ il trend del momento che sembra si siano più avvicinando anche alla clientela retail. Pensi saranno più vicini nel prossimo futuro e accessibili a tutti, non solo agli investitori professionali?

49:27

Il tema degli illiquidi è un tema molto importante sul mercato di cui si sta parlando molto, però va affrontato anche qui con la dovuta trasparenza e consapevolezza. Il mercato degli illiquidi, come dice la parola stessa, stiamo parlando di investimenti che hanno un orizzontale temporale molto lungo, che partono a presupposto che questi fondi investiti non siano disponibili per periodi che possono arrivare anche oltre dieci anni e che nel frattempo, su cui io non ho neanche la possibilità strada facendo di avere visibilità di cosa sta, non è che c’è un market to market.

49:57

un po’ come io arrivo alla fine del processo, una specie di uovo di Pasqua che poi lo apro e vedo cosa c’è dentro. Quindi questi sono i presupposti perché purtroppo noi assistiamo a una tendenza a presentare queste soluzioni come, voilà, ci sono i tassi di interesse bassi, qui si possono ottenere dei tassi di interesse molto più alti, bene, fantastico, investiamo lì, non c’è problema. Ecco, io lo chiamo Misselling. Innanzitutto bisogna essere sicuri che i clienti a cui ci si rivolge sono quelli giusti, perché per definizione questo è un investimento che può essere accessibile da clienti che

50:27

perché solo clienti che hanno un certo patrimonio non possono permettersi di investire su prodotti che per tanto tempo sono illiquidi, non sono disponibili, dove teoricamente io posso anche accettare di perdere tutto. Quindi, primo, deve essere una clientela di una fascia abbastanza alta. Secondo, non possono rappresentare una percentuale eccessivamente elevata del patrimonio dei clienti.

50:47

ritengo che anche di fronte a un cliente ricco non possono essere massimo tra il 5-10% del patrimonio, non di più. Terzo, bisogna essere molto trasparenti e chiari e ribadire al cliente il concetto che questa roba qui devono dimenticarsi che esiste, la lasciano lì e fra 10 anni magari la riguardano e tutto. Purtroppo nell’industria c’è la tendenza a dire sì però se c’è un problema c’è sempre la possibilità di fare un mercato secondario.

51:11

No, questo non è un approccio. E poi bisogna anche essere consapevoli di un altro aspetto, che questo è un mercato molto polarizzato. Nel senso che ci sono i gestori, quelli che sono le star, quelli che strutturalmente negli anni danno dei ritorni pazzeschi, che però sono i gestori che…

51:25

decidono loro se tu puoi investire sui loro fondi. Ci sono gestori che hanno la fila degli endowment, delle grandi università mondiali che chiedono per favore di poter investire i 10-20 milioni di dollari e loro dicono no grazie, io non ti faccio investire perché sono già a posto. Ecco come capiamo questo tipo di gestori non sono accessibili all’uomo della strada. Rimane il resto. Ecco quindi quando si fanno vedere questi grandi ritorni di questo tipo di settore, ecco dobbiamo tener presente che è molto polarizzato.

51:52

Quindi c’è una dispersione di rendimenti elevatissima e purtroppo è quasi impossibile per un cliente normale avere accesso a quelli che poi sono effettivamente quelli che danno i veri ritorni per l’industria.

52:04

Grazie Alessandro, siamo in chiusura, quindi l’ultima domanda, noi diamo grande attenzione sempre ai giovani, quindi volevo chiederti quali sono i tuoi suggerimenti ai giovani interessati a una carriera nell’industria finanziaria e che cosa faresti se fossi uscito oggi dall’università.

52:22

Allora la prima cosa che farei se fossi uscito d’università adesso, che è quello che mi mangia le mani di non aver fatto quando sono uscito d’università, però all’epoca probabilmente non c’erano neanche gli strumenti e non avevo neanche le conoscenze a tutto, la prima cosa è cominciare a risparmiare e investire. Anche se fossero solo 100 euro al mese, qualcosa del genere, prenderli, investirli sull’economia del mondo.

52:43

fare un bel piano d’accumulo che investa su un portafoglio diversificato di azioni mondiali, sempre lì. E man mano che la propria capacità di risparmio aumenta, continua a aumentare, vi garantisco che poi quando uno arriverà, guarderà quello che ha fatto dopo vent’anni, trent’anni, sarà stupito dalla quantità di denaro che avrà accumulato.

53:00

sempre per l’effetto combinato dalla capitalizzazione composta, la crescita del mondo e tutto. Quindi primo consiglio subito appena partire o anche banalmente anche ci sono per esempio uno strumento che secondo noi è straordinariamente efficiente, sono i fondi pensioni, ce ne sono alcuni molto ben fatti subito senza neanche pensarci ancora prima di essere usciti dall’università. Se appena sei alla possibilità devo dire che quando si cominta a andare un pochino avanti negli anni uno dei desideri avrebbe quello di fare un reload, tornare indietro di 20-30

53:30

esperienza che ha accumulato e questa è la cosa assolutamente che mi sento di dire. E non è un qualcosa di dire, eh ma io non ho tanti soldi, si può fare anche con 50 euro, cioè quello che è, proprio un concetto. Per quel che riguarda l’attività professionale è sicuramente investire sulla conoscenza, continuare a investire su se stessi e per chi magari guarda il nostro mestiere sicuramente io penso che fare il consulente finanziario nei prossimi 15-20 anni in Italia sarà probabilmente uno dei più bei mestieri che si potranno fare.

53:59

proprio per il motivo che dicevo prima, perché c’è una quantità di risparmio incredibile, è uno stocco di risparmio destinato a crescere e questo percorso di consapevolezza, di modernizzazione dell’approccio alla gestione del risparmio da parte delle famiglie italiane è appena iniziato. Quindi è una professione che darà delle grandissime soddisfazioni e poi al pregio di essere una professione socialmente utile, perché se io aiuto il mio prossimo a essere più benestante, più ricco, a gestire meglio, aiuto a costruire una società migliore.

54:27

Quindi direi che è un bellissimo lavoro da fare.

54:31

E’ anche un bel messaggio, caro Alessandro, ma senti, il nostro format prevede alla fine che i nostri relatori diano 2-3 bullet point, quindi messaggi da ricordare e da tenere a mente per il futuro. Non so se vuoi darci 2-3 considerazioni conclusive.

54:51

Primo, il risparmio è la più grande risorsa che c’è nel Paese. Chiunque abbia il privilegio di avere una capacità di risparmio ha proprio il dovere morale di approcciare questo risparmio in maniera più efficiente. Secondo, che il più grande nemico che abbiamo di fronte a noi nel corso dei prossimi anni è la liquidità, la trappola della liquidità. Abbiamo parlato di capitalizzazione composto e inflazioni. Ricordiamoci che abbiamo le banche centrali dei governi che vogliono coco le buone e le cattive far risalire l’inflazione a tutti i costi.

55:21

E così si faccia ambasciatore e portatore di questo tipo di concetti di conoscenze, perché questo è il più grande contributo che possiamo dare anche dei nostri figli, dei nostri nipoti e del nostro Paese.

55:35

Grazie molto Alessandro, a questo punto siamo giunti ai ringraziamenti finali, ringrazio gli ascoltatori, grazie nuovamente a te Alessandro per le tue importanti considerazioni, le storie che ci hai raccontato e gli utili suggerimenti per una gestione del patrimonio più consapevole e anche sempre più digitalizzata, fermo restando come abbiamo visto sempre l’importanza della relazione dell’esperienza del capitale umano a supporto. I migliori saluti quindi e buon lavoro da Vincenzo Marzetti e arrivederci al prossimo episodio.

56:04

Grazie per l’ascolto di questo episodio. Per i vostri suggerimenti e per eventuali collaborazioni o sponsorizzazioni, potete inviare una mail a segreteria at insidefinance.it In alternativa, potete commentare con le vostre riflessioni e punti di vista le tematiche trattate nel podcast nella pagina LinkedIn di Inside Finance.

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